A fine ottobre le 4 associazioni svizzere di difesa dei consumatori hanno lanciato la piattaforma www.barometrodeiprezzi.ch. Il portale presenta le differenze di prezzo fra Svizzera e paesi confinanti (Italia, Francia, Germania e Austria) per sei settori: alimentazione, cosmetici, riviste, abbigliamento, calzature e giocattoli (altri seguiranno). I primi risultati sono presentati nel dettaglio alle pagine 6-10. Il progetto è stato realizzato con il sostegno dell’Ufficio federale del consumo nel quadro delle misure adottate a fine 2011 da Governo e Parlamento per attenuare le conseguenze della forza del franco. Gli obbiettivi del barometro dei prezzi sono essenzialmente due: creare maggiore trasparenza sui prezzi e far pressione sui distributori affinché riducano le differenze troppo elevate e ingiustificate. Non si tratta assolutamente di incentivare il turismo degli acquisti (che tuttavia – Fox Town insegna – è un fenomeno piuttosto ben visto quando avviene in direzione contraria), tanto più che alcuni prodotti risultano meno cari in Svizzera.
Perché su barometrodeiprezzi.ch vengono evidenziate le differenze di prezzo senza indicarne le cause?
Questa decisione è stata presa coscientemente allo scopo di lanciare pubblicamente il dibattito sulle differenze di prezzo e dare modo a tutte le organizzazioni e le persone coinvolte di esprimere la loro opinione. In seguito alle molte richieste di chiarimenti e osservazioni ci soffermiamo in questo documento sui punti più importanti che riguardano le differenze di prezzo.
Che influsso hanno gli stipendi sui prezzi?
Da più parti si sostiene che in Svizzera i prezzi sono più alti soprattutto a causa degli stipendi più elevati. Si tratta senz’altro di un osservazione corretta: gli impiegati nel commercio al dettaglio svizzero guadagnano di più che in Germania, Francia, Austria o Italia. Non bisogna tuttavia dimenticare che i salari non rappresentano l’intero costo del lavoro: ci sono anche gli oneri sociali (AVS o altri contributi alle assicurazioni sociali, congedo maternità, salario in caso di malattia, ecc.) che in Svizzera sono chiaramente più bassi. Inoltre nel nostro paese la produttività del lavoro è più alta. Secondo uno studio commissionato da Migros, Coop, Denner, Manor, Valora e Charles Vögele il costo del lavoro del commercio al dettaglio è addirittura più basso in Svizzera rispetto a Germania (- 4%) e Italia (addirittura -27%) e un po’ più alto rispetto a Francia e Austria (+9%).< Conclusione: l’opinione ampiamente diffusa che in Svizzera i prezzi alti sono dovuti agli alti costi del lavoro non è corretta, almeno per il commercio al dettaglio.
Quali sono le cause della differenza di prezzo?
Oltre a un costo del lavoro in sostanza parificabile altri costi in Svizzera sono più bassi: i tassi IVA sono inferiori, così come sono più bassi i costi del capitale investito e le imposte che colpiscono le imprese. Si registrano invece costi più alti per gli affitti, il deposito e la consegna delle merci, la pubblicità e la comunicazione, gli imballaggi, l’energia e per i dazi doganali. Questi costi giocano tuttavia un ruolo secondario: secondo uno studio commissionato da Migros, Coop, Denner, Manor, Valora e Charles Vögele questi costi più alti giustificherebbero una differenza di prezzo media di un prodotto venduto in Svizzera solo del 2% in più rispetto a Germania, Francia, Austria e Italia. Su www.barometrodeiprezzi.ch tutti i prezzi indicati comprendono l’IVA.In questo ambito il commercio al dettaglio svizzero registra un chiaro vantaggio: il tasso normale (applicato per esempio ai cosmetici, alle scarpe e ai vestiti) ammonta in Svizzera all’8%, in Germania al 19%, in Francia al 19.6%, in Austria al 20% e in Italia al 23%. Anche per i prodotti alimentari la Svizzera ha il più basso tasso di imposta sul valore aggiunto, le differenze sono però più piccole. Per la stampa scritta Germania (7%), Italia (4%) e Austria (10%) hanno un tasso più alto rispetto alla Svizzera (2.5%). In Francia l’imposta sul valore aggiunto su quotidiani e riviste ammonta di regola al 2.1%. I dazi doganali giocano un certo ruolo solo per alcuni prodotti alimentari. Tra l’altro solo 10 dei 229 prodotti alimentari presi in considerazione dalla piattaforma sono colpiti da dazi doganali che rincarano il loro prezzo. In conclusione: la Svizzera ha un chiaro vantaggio per quanto riguarda l’imposta sul valore aggiunto e un relativo piccolo svantaggio per quanto riguarda altri costi. Contrariamene all’opinione ampiamente diffusa i costi del salario non penalizzano la Svizzera (in confronto all’Italia si registra perfino un chiaro vantaggio e un vantaggio contenuto rispetto alla Germania). La struttura dei costi non può quindi giustificare che certi gruppi di prodotti siano più cari del 40, 50, 60% – o anche di più – rispetto all’estero. La causa di queste grandi differenze di prezzo deve di conseguenza essere cercata nei prezzi eccessivi praticati dai produttori, dagli importatori o dai distributori. I prezzi ai quali i distributori acquistano i prodotti non sono di regola resi pubblici. Migros ha fatto un’eccezione e per certi prodotti di marca ha reso noto che il prezzo d’acquisto risulta più alto che il prezzo di vendita (!) in Germania. L’associazione svizzera degli articoli di marca (Promarca) rinfaccia al commercio al dettaglio svizzero di avere margini eccessivi, finora non sono tuttavia stati presentati esempi concreti a sostegno di questa dichiarazione.
Perché il potere d’acquisto non viene preso in considerazione?
In un mercato che funziona i prezzi dei beni si formano e si regolano in base ai costi e non in base al potere d’acquisto: costi elevati (per esempio di produzione e distribuzione) giustificano un prezzo di vendita più alto, costi più bassi dovrebbero portare a prezzi più bassi. I dipendenti in Svizzera hanno certamente salari sopra la media (e dunque un alto potere d’acquisto) tuttavia nel settore del commercio al dettaglio il costo complessivo del lavoro e una più alta produttività dovrebbero portare a prezzi più bassi (vedi anche “Che influsso hanno gli stipendi sui prezzi?”). Un potere d’acquisto più alto non deve significare per forza costi più alti. Per le imprese è redditizio “sfruttare” l’alto potere d’acquisto dei consumatori svizzeri per vendere a prezzi elevati sapendo che i clienti se lo possono permettere.
Nel suo rapporto il Sorvegliante dei prezzi ritiene che i vantaggi del tasso di cambio sono stati trasmessi in modo abbastanza soddisfacente ai consumatori. Perché barometrodeiprezzi.ch giunge a un’altra conclusione?
Il Sorvegliante dei prezzi ritiene che il rafforzamento del franco ha certamente avuto conseguenze sui prezzi delle merci importate. Ma spesso i prezzi sono stati abbassati unicamente in relazione al tasso di cambio senza considerare che già prima erano stati fissato a un livello troppo alto rispetto all’estero. Metodologicamente il Sorvegliante dei prezzi ha confrontato i prezzi attuali dei prodotti venduti in Svizzera con quelli praticati prima dell’rafforzamento del franco. Egli non ha però confrontato i prezzi svizzeri con quelli praticati all’estero. Il Sorvegliante dei prezzi attribuisce tra l’altro le riduzioni di prezzi alla pressione esercitata dall’opinione pubblica attraverso i media e le organizzazioni di difesa dei consumatori. La piattaforma barometrodeiprezzi.ch dovrebbe contribuire a mantenere alta questa pressione.
Barometrodeiprezzi.ch contribuisce alla lotta contro l’isola svizzera dei prezzi alti?
Certe differenze di prezzo in confronto all’estero possono essere giustificate sulla base di costi più alti. Ma è inaccettabile che il consumatore non benefici dei vantaggi del tasso di cambio e/o che l’alto potere d’acquisto degli svizzeri porti a fissare prezzi più alti. Se i consumatori potessero acquistare in Svizzera prodotti d’importazione a prezzi più vantaggiosi e corretti, avrebbero la possibilità di spendere il denaro risparmiato per altri prodotti (indigeni). L’allineamento dei prezzi dei prodotti d’importazione al livello dei paesi vicini contribuirebbe a frenare il turismo degli acquisti.
Barometrodeiprezzi.ch incoraggia il turismo degli acquisti?
La piattaforma mira in primo luogo a migliorare la trasparenza dei prezzi. Riteniamo che i consumatori preferiscano comprare in Svizzera piuttosto che all’estero se sono informati in modo trasparente sui prezzi e se possono verificare che i vantaggi di cambio dei prodotti importati vengano ribaltati in modo soddisfacentemente sui prezzi al dettaglio. Grazie alle informazioni della piattaforma viene mantenuta la pressione in favore di una riduzione dei prezzi per quei prodotti importati che in Svizzera vengono offerti a prezzi troppo elevati. Obiettivo delle organizzazioni di difesa dei consumatori è che la popolazione svizzera possa acquistare in Svizzera a prezzi corretti i prodotti d’importazione. Solo in questo modo si potrà frenare il turismo degli acquisti.
Prezzi più bassi mettono in pericolo posti di lavoro in Svizzera?
Spesso si sostiene che prezzi più bassi metterebbero in pericolo posti di lavoro in Svizzera. In realtà è vero il contrario: se le imprese svizzere devono pagare prezzi eccessivi per l’importazione di beni si registra un maggior flusso di denaro verso l’estero. Se si riuscisse a ridurre il prezzo dei prodotti importati l’economia svizzera ne approfitterebbe. In primo luogo grazie a prezzi più bassi per i prodotti importati rimarrebbe più denaro nel portafoglio del consumatore, denaro che sarà a disposizione per l’acquisto di altri beni (anche indigeni) e servizi, contribuendo così a mantenere e a creare posti di lavoro. Secondariamente acquistando di più Svizzera che all’estero si avrà una riduzione del traffico e delle emissioni di CO2.
Perché certi distributori (come per esempio Lidl o Aldi) non vengono presi in considerazione?
L’esclusione di un distributore può essere dovuta a due ragioni:
- il distributore ha nel suo assortimento troppi pochi prodotti che si possono trovare anche presso gli altri distributori(su barometrodeiprezzi.ch vengono confrontati tra di loro solo prodotti identici);
- la parte di mercato di un distributore è troppo piccola. Esempio: per il settore dei prodotti alimentari ci siamo limitati ai tre maggiori distributori (cifra d’affari) di un paese. In Svizzera, come sostiene Gfk Schweiz nella pubblicazione “Commercio al dettaglio in Svizzera: analisi, strutture indirizzi” (2011) ai primi 3 posti ci sono Migros, Coop e Denner. Aldi si trova in quarta posizione, Lidl in settima. Per questo non sono stati presi in considerazione.
Perché i prezzi di certi prodotti non vengono rilevati?
Gli abituali rilevamenti statistici confrontano prodotti di diversi produttori (per esempio lo jogurt alla fragola del produttore Y con lo iogurt alla fragola del produttore X o 1 kg di carne di manzo macinata proveniente dalla Svizzera con 1 kg di carne di manzo macinata proveniente dalla Francia). Questo modo di procedere favorisce il rilevamento di un’ampia paletta di prodotti, ma ha lo svantaggio di non poter prendere in considerazione le differenze di qualità o le differenti condizioni di produzione (prescrizioni ambientali o sulla protezione degli animali, ecc.). Per evitare questi cosiddetti “Quality Bias” e per garantire un corretto confronto dei prezzi, su barometrodeiprezzi.ch sono stati confrontati solo prodotti identici. Ciò ha tuttavia lo svantaggio che certi prodotti (per esempio carne, verdura e frutta fresche) non sono considerati nel confronto dei prezzi perché i distributori acquistano questi prodotti da produttori diversi.
Quanto spesso vengono rilevati i prezzi?
I prezzi per ogni settore di prodotti vengono rilevati ogni 6 mesi. Rilevamenti più frequenti non sono possibili per motivi finanziari. Distributori e consumatori possono tuttavia segnalare cambiamenti di prezzo intervenuti nel frattempo. Questi cambiamenti vengono menzionati sotto “osservazioni” per ogni rispettivo prodotto. L’attuale frequenza dei rilevamenti permette di raggiungere senza troppi problemi l’obiettivo della piattaforma: l’osservazione dell’evoluzione dei prezzi per i diversi settori considerati per 2 anni e mezzo.
Perché non vengono prese in considerazione le azioni?
Siamo convinti che i consumatori vogliano innanzitutto sapere quanto costa normalmente un prodotto e non quanto costa nei 3-4 giorni durante i quali il prezzo è ridotto. Inoltre c’è il pericolo che il confronto dei prezzi venga distorto perché un commerciante al momento del rilevamento pratica un’ azione e un altro no. Il fatto di non prendere in considerazione le azioni non significa discriminare i distributori svizzeri in quanto neppure le azioni dei distributori esteri vengono considerate. Come può essere risolto il problema dell’isola svizzera dei prezzi alti? Il miglior mezzo per lottare contro i contro i prezzi eccessivi dei prodotti importati è un inasprimento della legge sui cartelli e la conseguente applicazione di strumenti esistenti quali le importazioni parallele e il principio del Cassis de Dijon.