La comparsa sul mercato del bio-diesel ha creato grossi dubbi nei consumatori. Le case costruttrici vietano l’utilizzo del prodotto, alcuni tecnici invece lo definiscono adatto. Come comportarsi?
Sui contenuti tecnici della questione abbiamo interpellato il TCS che si è occupato del tema a più riprese. Il suo portavoce, Renato Gazzola, risponde suddividendo i biocarburanti in bioetanolo e biodiesel.
– Bioetanolo E5 ed E85: il fatto di utilizzare l’etanolo in debole concentrazione (E5, 5% di etanolo) o in forte concentrazione (E85, 85% di etanolo) non porta sostanziali benefici sul piano ecologico. Ciò che conta è la quantità totale di etanolo consumato. L’impiego dell’E5 è certamente meno spettacolare, ma economicamente più ragionevole, poiché le automobili funzionanti a benzina possono utilizzarlo senza modifiche. Il costo di riduzione per tonnellata di CO2 è quindi meno elevato rispetto all’E85.
– Biodiesel B5 e B100: il B5 (5% di biodiesel) ha un effetto positivo simile a quello dell’E5. In alcune auto non è necessario modificare il motore che lo utilizza. Il biodiesel al 100% (B100) non è compatibile con i motori diesel con filtro antiparticolato. Non ha quindi un futuro. Inoltre alcuni studi hanno evidenziato un modesto bilancio ecologico.
La materia è comunque controversa e soprattutto bisogna essere prudenti perché se si utilizza impropriamente il biodiesel su un veicolo non appositamente predisposto, nessuna garanzia si assume i costi di riparazione. I costruttori d’auto importate in Svizzera sconsigliano infatti di utilizzare questo carburante sui veicoli diesel normali.
Il consumatore deve informarsi presso il costruttore o il rivenditore se la sua auto può funzionare a biodiesel. Se ciò fosse il caso e l’auto è ancora in garanzia deve farselo mettere per iscritto.
In generale l’ACSI è del parere che la produzione di agrocarburanti (come il biodiesel) è in concorrenza con la coltivazione di cereali e altri prodotti destinati all’alimentazione umana rincarandone il prezzo a discapito soprattutto di quei paesi dove la carenza alimentare della maggior parte della popolazione è già un grosso problema. Il forte rincaro delle energie fossili destinato a continuare fino all’esaurimento dei giacimenti, dovrebbe favorire piuttosto un ripensamento dell’economia basata sulla dipendenza unilaterale da fonti inquinanti non rinnovabili.