La mancanza del vitale strumento delle cause collettive nel diritto svizzero ha fino ad ora impedito ai consumatori elvetici coinvolti nello scandalo Dieselgate di ricevere un rimborso. A differenza dei loro omologhi statunitensi o tedeschi. Forse una sentenza della Corte tedesca di giustizia ha cambiato questo stato di cose.
Un cliente tedesco di VW, che aveva acquistato un’automobile con il contatore delle emissioni contraffatto, l’ha infine spuntata: la Corte di giustizia federale tedesca ha imposto in una sentenza di ieri a VW di rimborsarlo. Alla stessa maniera, Volkswagen dovrà pagare i danni ai proprietari tedeschi di auto diesel colpiti dallo scandalo delle emissioni. L’importo da versare a chi chiederà un rimborso dipenderà dal chilometraggio dell’auto.
La sentenza tedesca potrebbe avere un effetto anche in Svizzera. L’azione legale intentata dalla Stiftung für Konsumentenschutz (SKS) contro VW e Amag, che ha subito un primo duro colpo alcuni mesi fa, difficilmente potrà continuare a restare senza risposta.
In Germania VW ha scelto ormai la strada del dialogo: dopo aver annunciato negli scorsi mesi che avrebbe rimborsato i partecipanti ad una gigantesca causa contro di lei promossa dal gruppo di difesa dei consumatori Verbraucherzentrale, ha reagito alla sentenza di ieri manifestando la volontà di procedere senza bisogno di ulteriori processi a risarcire tutti i consumatori tedeschi coinvolti secondo il metodo richiesto dalla Corte tedesca di giustizia, basato sul chilometraggio dell’automobile.
Secondo i nostri colleghi della SKS, è lecito attendersi che anche i rappresentanti svizzeri dei gruppi VW e Amag decidano di adeguare il proprio approccio e trovare un accordo, vista la decisione inequivocabile della massima corte tedesca, paese natio di VW.