Guardando una banana o il cartellino del prezzo di un prodotto, non possiamo nemmeno immaginare quanta energia quel prodotto abbia assorbito. Energia nascosta nella produzione, nella lavorazione e nel trasporto. Questa è l’energia detta “grigia”.
Ecco alcuni esempi.
1. Frutta e verdura
Per la frutta e la verdura, il consumo energetico cambia notevolmente a seconda del metodo di coltivazione. I pomodori „hors sol“ oppure coltivati in serre riscaldate consumano un quantitativo di energia 3 o 4 volte superiore ai pomodori coltivati nei campi. Dopo la produzione e la lavorazione, anche il trasporto necessita di parecchia energia.
Uno dei mezzi di trasporto più inquinanti per l’ambiente è senza dubbio l’aereo. Prendiamo per esempio gli asparagi: quelli trasportati in aereo dagli Stati Uniti consumano, in viaggio, un quantitativo di energia 10 volte superiore a quello necessario per il trasporto in autocarro degli asparagi coltivati nel Sud della Francia.
2. Carne
La produzione di carne è un ramo dell’industria alimentare ad alto consumo energetico. Per la produzione di una caloria animale ci vogliono circa 7 calorie vegetali. A questo calcolo va aggiunta l’energia necessaria per il riscaldamento e l’illuminazione delle stalle, per la lavorazione e il trasporto del prodotto. Il nostro paese importa un grande quantitativo di carne. Per esempio dal Brasile dove la produzione dei petti di pollo costa molto meno. La carne di agnello viene persino trasportata in aereo dalla Nuova Zelanda!
3. Caffè, cacao, frutti tropicali
I prodotti che per ragioni climatiche non crescono in Svizzera, rappresentano un caso particolare. Si tratta in primo luogo del caffè, del cacao, delle banane e di altri frutti tropicali che sembra ormai impossibile eliminare dalla nostra lista della spesa.
I contadini di questi paesi ricevono soltanto una minima parte di ciò che noi paghiamo per acquistare questi prodotti che costano meno di tanti prodotti locali (a parte caffè e tè che devono essere per forza importati).
4. Vestiti e scarpe
In Svizzera, ogni anno una persona consuma 10 – 15 chilogrammi di vestiti e quasi 6 paia di scarpe nuove. La produzione di vestiti e calzature inquina l’ambiente. Da qualche anno stiamo assistendo a uno spostamento massiccio della produzione in paesi nei quali non esistono né misure né regole per proteggere l’ambiente.
Per fabbricare un paio di scarpe ci vogliono in media 2 chilogrammi di cuoio, 70 litri d’acqua, un chilogrammo e mezzo di sostanze chimiche e di coloranti. Le scarpe tecno, poi, sono dei veri e propri divoratori di energia.