Manuale del consumatore Viaggi e vacanze

I beni culturali non sono souvenir

Il commercio di beni culturali trafugati distrugge il patrimonio delle società dei paesi da dove provengono (Africa, Asia, America latina e dei paesi dell’Europa dell’est o del sud). Dal 1° gennaio 2005 è proibito introdurre in Svizzera dei beni culturali senza autorizzazione rilasciata dal paese esportatore e senza il certificato d’acquisto e ciò limiterà il suo ruolo di crocevia nel traffico internazionale di oggetti trafugati. Urge tuttavia anche una sensibilizzazione del pubblico su questo tema: fintanto che ci saranno acquirenti la spoliazione illegale dei beni culturali di questi paesi continuerà. Anche noi, come viaggiatori e turisti, possiamo fare la nostra parte informandoci e accertandoci sempre sulla provenienza dell’oggetto che vogliamo acquistare.

I beni culturali non sono merci comuni. Maschere, statue, vasi, icone, frammenti di monumenti, oggetti etnologici o provenienti da scavi archeologici fanno parte del patrimonio culturale non rinnovabile di un paese. Sono portatori di una cultura e di simbolismi che al di fuori della loro collocazione originaria perdono di significato o il cui senso è comunque fortemente sminuito. Eppure il traffico illecito di oggetti d’arte ha dimensioni considerate al pari di quello della droga e delle armi con una cifra d’affari tra i 6 e i 9 miliardi di franchi (valutazione dell’FBI del 1999). Un traffico che sostanzialmente ha due sensi unici, da est a ovest e da sud a nord, ossia dai paesi poveri a quelli ricchi.
Ma non solo. All’impoverimento culturale subito da questi paesi a causa del saccheggio di molti beni non rimpiazzabili, bisogna aggiungere anche la perdita finanziaria poiché ciò priva questi paesi dei benefici dello scambio legale di beni culturali o della promozione turistica.

Al di là dei grandi traffici illeciti di oggetti d’arte o di beni, anche il singolo turista o viaggiatore può fare la propria parte nella salvaguardia del patrimonio culturale del paese che lo ospita. Come? L’organizzazione non governativa “Dichiarazione di Berna” lo indica in una dettagliata pubblicazione.

  • Per non rendersi complici di questi saccheggi, prima dell’acquisto di un “souvenir” d’arte o d’antichità, bisogna verificare che la provenienza dell’oggetto sia lecita e che sia provvisto della documentazione d’origine. Se il venditore non è in grado di dimostrare l’acquisizione legale del pezzo è meglio rinunciare.
  • Il luogo della transazione è inabituale o sospetto (per esempio, un porto franco o un retrobottega)? Una situazione di questo tipo lascia presagire una transazione illecita.
  • Se il prezzo è troppo elevato o è troppo basso, è sospetto.
  • Come si presenta l’oggetto? Ad esempio, se vi sono tracce di fango esso non era evidentemente destinato alla vendita.
  • Bisogna verificare presso le autorità locali se l’esportazione è autorizzata e alla dogana svizzera se l’importazione è possibile.
  • Ma anche quando tutto sembra in regola, la domanda finale da porsi è se l’esportazione dell’oggetto desiderato non rischia di nuocere al patrimonio culturale del paese che vi accoglie. Una riproduzione può essere altrettanto bella dell’originale.

La pubblicazione è disponibile in francese e in tedesco e può essere richiesta a:
Dichiarazione di Berna
Rue de Genève 52, 1004 Losanna
Tel. 021 620 03 03, fax 021 620 03 00
info@ladb.ch
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