L’International Agency for Research on Cancer lo ha definito “probabilmente cancerogeno”. Eppure l’autorizzazione per l’utilizzo di questo erbicida è stata prolungata sia nell’Unione europea che in Svizzera. Delle decisioni che l’ACSI giudica imprudenti.
Il dibattito in seno all’Unione è stato lungo e acceso, ma alla fine l’autorizzazione all’utilizzo del glifosato è stata prolungata ieri (27 novembre 2017) di altri cinque anni dagli stati membri dell’Unione europea. In Svizzera il Consiglio federale aveva già annunciato con una settimana di anticipo sulla decisione UE di non voler proibire il glifosato. Rispondendo a una mozione dei Verdi il governo aveva infatti affermato che la sostanza “non presenta rischi per la salute umana”. La decisione del CF si fonda su un’analisi dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria che ha determinato che l’esposizione della popolazione svizzera a questo erbicida è tutto sommato limitata.
Questa conclusione non convince però le organizzazioni dei consumatori. Lo studio rivela infatti che il 40% degli alimenti testati contenevano dei residui di glifosato, una percentuale ragguardevole, anche se i limiti legali non sono stati superati. Senza contare che i risultati definitivi dello studio non sono ancora stati pubblicati e non si è preso in considerazione il fatto che ci sono altri residui di pesticidi negli alimenti che consumiamo, e l’effetto della combinazione di glifosato e altri pesticidi non è stato studiato. Le organizzazioni dei consumatori ritengono inoltre che il rischio legato all’utilizzo amatoriale del glifosato per il giardinaggio è ancora maggiore, visto che spesso manca la consapevolezza dei pericoli da parte di chi lo compra al supermercato.
Come posso evitare di trovarmi residui di glifosato nel piatto?
Optare per i prodotti bio rimane il metodo migliore per i consumatori che vogliono evitare il glifosato. È inoltre importante sottolineare che l’agricoltura svizzera non utilizza il glifosato prima della raccolta, quindi presenta qualche garanzia in più, anche se molti prodotti lavorati non fanno menzione dell’origine delle materie prime che contengono.