L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) ha pubblicato un rapporto sullo stato della biodiversità in Svizzera, e i risultati sono preoccupanti: quasi la metà degli habitat presi in esame e più di un terzo delle specie animali e vegetali sono minacciati. I motivi principali sono lo sfruttamento intenso del suolo e delle acque come pure l’inquinamento da azoto. Il costante declino della biodiversità minaccia l’esistenza stessa delle specie indigene e mette in pericolo i fondamenti della vita umana, dell’economia come pure l’unicità dei paesaggi svizzeri.
I risultati dei programmi di monitoraggio della Confederazione e degli studi scientifici pubblicati nel rapporto «Biodiversità in Svizzera: stato ed evoluzione» tracciano un quadro allarmante dello stato della biodiversità. Molti habitat come i prati secchi e le zone umide, un tempo diffusi, esistono ormai solo in forma residuale; la loro frammentazione e il loro isolamento aumentano il rischio di estinzione delle specie che ne dipendono, come la raganella che, per poter deporre le uova, ha bisogno di prati temporaneamente inondati. Queste specie vengono progressivamente sostituite da altre, prive di esigenze particolari, che si diffondono, riducendo la diversità degli habitat e uniformando il paesaggio e gli organismi.
Salvaguardare la biodiversità non è soltanto una questione etica, ma un nostro diretto interesse in quanto esseri umani: la nostra qualità di vita (acqua potabile, aria pulita, suolo fertile) è destinata a peggiorare se la biodiversità non verrà mantenuta.
Lo stato inquietante della biodiversità in Svizzera è dovuto a più fattori, tra i quali la domanda crescente di superfici per insediamenti e infrastrutture, l’agricoltura intensiva, ma anche nuove fonti di pressione riconducibili alla presenza di specie invasive e di microinquinanti come pure ai cambiamenti climatici.
Per maggiori informazioni: comunicato stampa UFAM.