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Riparare invece di buttare – Il motto ACSI entra nella scuola media

Lo scorso novembre, presso la scuola media di Barbengo, a conclusione di un percorso di studi sull’elettricità, alcune docenti di scienze naturali hanno voluto coinvolgere due classi di quarta media e un riparatore ACSI (del Caffè Riparazione) nell’ambito di un pomeriggio di formazione che intendeva mettere in risalto l’utilità dell’aggiustare invece di buttare e l’importanza dei comportamenti dei consumatori nella salvaguardia delle risorse del pianeta. Dai docenti e dagli allievi che vi hanno partecipato abbiamo ricevuto dei riscontri che pubblichiamo volentieri.

I ragazzi hanno portato da casa i propri apparecchi elettrici guasti, che hanno potuto aggiustare grazie alle attrezzature e ai pezzi di ricambio messi a disposizione dal riparatore ACSI. Gli stessi allievi hanno potuto smontare gli apparecchi, capirne il funzionamento, individuare l’eventuale guasto e in alcuni casi imparare come aggiustarlo. Così, sono state riparate delle costose cuffie per musica semplicemente cambiando lo spinotto (un pezzo che costa pochi franchi) e sono state rinforzate le guaine rotte di vari auricolari per smartphone applicando delle fascette termoriscaldanti. Gli allievi hanno anche imparato alcuni trucchi per evitare l’usura dei cavi. L’attività è stata molto apprezzata dai ragazzi e uno di loro ha addirittura l’intenzione di approfondire le sue conoscenze per riparare oggetti popolari tra i compagni e “mettere in piedi” una piccola attività di riparazione, per guadagnare qualche soldo. Sembra dunque che il Caffè Riparazione stia facendo proseliti tra i più giovani.
Durante la lezione, oltre alla parte pratica, è stata affrontata anche una parte teorica inerente la questione dell’obsolescenza programmata con riflessioni sul consumismo, sulla necessità di riparare invece che buttare, e su quanto il comportamento dei consumatori possa influire sulla produzione dei rifiuti e l’esaurimento delle materie prime. Tra i vari temi discussi vi è la problematica delle batterie al litio, un elemento che va esaurendosi e la cui estrazione nelle miniere comporta importanti ripercussioni sull’ambiente, sullo sfruttamento di esseri umani, sui problemi di smaltimento e di riciclaggio. O la problematica dell’obsolescenza “culturale” e di quanto siamo vittime di messaggi pubblicitari che ci inducono all’acquisto compulsivo dell’ultimo modello di cellulare: tale comportamento è davvero sinonimo di progresso?
L’attività di sensibilizzazione dell’ACSI, condotta per la prima volta in una scuola media ticinese, si è rivelata positiva sia per i ragazzi che per le docenti: da parte di tutti i partecipanti e della direzione della SM Barbengo un sentito ringraziamento all’ACSI e al riparatore per la gentile disponibilità!

 

Di seguito alcune impressioni riportate dagli allievi:

“Una tematica di cui abbiamo discusso è quella dell’obsolescenza programmata, cioè quella pratica che consiste nel ridurre appositamente, già in fase di produzione, la “durata di vita” di un certo oggetto, in modo che il consumatore, dopo un tempo calcolato, sia in qualche modo “costretto” a sostituirlo con un altro. Si tratta di una pratica illegale, che le aziende non ammetteranno mai di sfruttare, ma che in sostanza tiene in vita il consumismo. Se infatti gli oggetti che usiamo quotidianamente avessero una durata di vita molto lunga, le vendite calerebbero, le ditte guadagnerebbero molto meno. In questa occasione, abbiamo anche affrontato i temi del consumismo e dell’obsolescenza tecnica, tecnologica, culturale. Si tratta di temi che riguardano tutti, perché tutti noi siamo consumatori accaniti, anche se forse talvolta inconsapevolmente (basti pensare a quanto cibo sprechiamo quotidianamente).” (Morgana)

“Personalmente ho trovato molto interessante ciò che l’esperto ci ha spiegato: tantissimi rifiuti vengono gettati nei paesi in via di sviluppo, creando danni catastrofici. Per esempio, in Corea alcune persone sono state colpite da leucemia per questo. Inoltre le grandi aziende ci inducono a comprare i loro prodotti, con una massiccia pubblicità che li fa apparire sempre nuovissimi ed estremamente superiori ai modelli vecchi. È stato simpatico anche il momento in cui, a fine lezione, l’esperto ha provato a rimettere in funzione alcuni dei nostri apparecchi rotti.” (Sandro)

“Tra i tanti temi affrontati in classe mi ha colpito quello del consumismo. Come visto in alcune immagini, e attraverso le spiegazioni dell’esperto, mi sono resa conto che al giorno d’oggi molte persone badano solo all’apparenza. Infatti, nonostante magari il loro telefono sia funzionante e in ottime condizioni, quando ne esce un nuovo tendono subito a comprarlo, nonostante esso magari non valga i soldi che costa, perché, a parer mio, spendere così tanto per acquistare qualcosa che è già programmato per smettere di funzionare dopo pochi anni è una cosa inutile.” (Martina)

“L’attività è stata interessante, perché ci ha fatto vedere come riparare degli oggetti tecnologici (cuffiette, telefoni, giochi…) e perché abbiamo parlato del consumismo. Secondo me è meglio risparmiare 1’200 franchi di telefono, che poi magari devi già cambiare dopo un anno, e usarli per altri scopi più utili.” (Filip)

“È stato interessante, soprattutto perché ci è stato mostrato come alcuni oggetti, anziché essere buttati e inquinare, possano essere aggiustati. Trovo eccessivo inoltre buttare telefoni che funzionano benissimo, magari solo per la loro estetica.” (Anastasia)

“Ciò che mi ha interessato di più è stato vedere le pubblicità dei telefoni e riflettere sulla loro durata. Cambiare telefono ogni anno non è forse la cosa migliore da fare, magari solo perché è appena uscito un modello nuovo, perché è ovvio che i venditori diranno ogni anno che quel telefono sia migliore di quello precedente.” (Andreja)

“L’esperienza è stata interessante, soprattutto la parte sull’obsolescenza programmata. Il signor Mauro ci ha infatti spiegato come molte multinazionali ci inducano a spendere soldi anche quando non sarebbe proprio necessario farlo. Abbiamo però pure capito che l’obsolescenza può non essere per forza tecnica, ma anche culturale. Ciò consiste nel far diventare un oggetto socialmente ormai “poco cool”, obsoleto appunto, fuori moda, in modo che gli individui che lo possiedono si sentano in qualche modo obbligati ad acquistarne uno nuovo e più aggiornato. Le riflessioni che questa presentazione mi ha fatto fare sono, almeno a mio parere, molto importanti e, nonostante ne avessi già sentito parlare, mi hanno aiutato a comprendere meglio il concetto di obsolescenza.” (Raphäel)

“È stato un pomeriggio interessante, in cui abbiamo affrontato contenuti stimolanti. Abbiamo visto come la pubblicità influisca sulle scelte delle persone, e le invogli a comprare nuovi prodotti. Oltre a ciò, abbiamo osservato come le aziende, con gli aggiornamenti dei telefoni, facciano in modo che quelli vecchi si blocchino o non funzionino più in modo ottimale, così da “costringere” le persone a cambiarli.” (Giorgia)