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Il Coronavirus ha messo in moto un enorme esperimento sul lavoro da casa

Negli uffici delle grandi metropoli asiatiche, le scrivanie sono vuote e i telefoni silenti: molte aziende e uffici pubblici hanno chiesto ai propri impiegati di lavorare da casa. Un’esigenza imposta dalla necessità di proteggersi dal virus, ma molti impiegati e datori di lavoro ne stanno restando soddisfatti e progettano di implementarlo anche in futuro.

A Singapore, Hong Kong, Macao, Pechino e altre metropoli asiatiche una grossa fetta della popolazione sta lavorando da casa. Le autorità locali hanno infatti chiesto ai dipendenti pubblici di espletare le proprie funzioni fra le mura domestiche e hanno consigliato alle aziende private di seguire l’esempio: cosa che in molti hanno fatto. Ne è nato una specie di enorme esperimento che coinvolge milioni di lavoratori sulla fattibilità e gli effetti del lavoro da casa. Se da un lato si sta dimostrando quanto per tutta una serie di professioni, questa soluzione appare impraticabile o perlomeno difficile (i docenti delle scuole dell’obbligo lamentano di enormi difficoltà nel “fare lezione” in videochiamata), dall’altro non manca chi è piacevolmente sorpreso e soddisfatto.

Molti fra coloro che lavorano principalmente al PC, affermano di non trovare quasi nessun inconveniente, e soltanto molti vantaggi. Nelle famiglie, i genitori affermano che conciliare lavoro e figli è diventato improvvisamente molto più semplice. E con i mezzi tecnologici del 2020, in molti settori, recarsi in ufficio a lavorare non è più una necessità. Oltre a facilitare la vita a mamme e papà, il lavoro da casa ha anche ridotto massicciamente il traffico e le emissioni di CO2 nelle realtà coinvolte da questo “esperimento forzato”.