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I lavoratori dell’industria tessile lottano per mettere cibo in tavola

Public Eye lancia l’allarme: in seguito alle misure di contenimento del Covid-19 messe in atto in diversi paesi, milioni di lavoratori e lavoratrici dell’industria tessile si sono trovati nell’indigenza dall’oggi al domani. 

Il mondo della moda non si distingueva per la generosità dei salari versati a quei lavoratori e a quelle lavoratrici che producono i vestiti che indossiamo per conto dei grandi marchi in paesi come l’India o il Bangladesh. Motivo per cui queste persone hanno pochi risparmi, o non ne hanno affatto. In seguito alle misure di contenimento della pandemia, molte fabbriche hanno chiuso e molte di queste persone sono state licenziate. Public Eye riporta che in diversi casi i fornitori si sono anche rifiutati di pagare gli stipendi del mese di marzo. Inoltre, molte ordinazioni già in fase di preparazione sono state improvvisamente annullate dalle multinazionali della moda. Ci sono poi coloro che vengono pagati alla giornata, e che se non lavorano, nel giro di 24 ore non riescono più a mettere cibo in tavola.

Particolarmente drammatica è la situazione dei lavoratori migranti. In India, centinaia di migliaia di lavoratori stanno marciando per raggiungere le proprie famiglie nelle campagne dopo che le attività nelle quali erano impiegati hanno chiuso, così come i trasporti pubblici. Abitanti e autorità stanno cercando di distribuire cibo e bevande lungo il percorso, ma ciò non ha impedito la morte per sfinimento di decine di persone. Fra di loro anche un lavoratore migrante 39enne, morto dopo una marcia di 200 km.

Public Eye sostiene che le aziende della moda, che hanno potuto approfittare per diversi anni anni di questa manodopera a basso costo, devono garantire i mezzi di sussistenza a questi lavoratori e il versamento dei salari. Inoltre, laddove la produzione continua, devono essere garantite le misure igieniche per cercare di evitare il contagio. Maggiori informazioni sul sito di Public Eye.