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Ecco come dei residui di pesticidi proibiti finiscono nei nostri piatti

I residui di diversi pesticidi tossici proibiti in Svizzera possono finire comunque col trovarsi nei nostri piatti. Ecco come.

La Svizzera ha proibito l’uso di diversi pesticidi, ma i cittadini svizzeri rischiano di trovarseli comunque nel piatto. Se ne è resa conto Public Eye analizzando i dati relativi al 2017 (i più recenti disponibili) ottenuti dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria. Oltre il 10% delle derrate alimentari importate controllate (frutta e verdura) dalle autorità contenevano residui delle sostanze presenti nella lista dei pesticidi proibiti in Svizzera. Se si prendono in considerazione soltanto le derrate provenienti da paesi fuori dall’UE, questa percentuale si eleva al 20%. Particolarmente toccati diversi paesi asiatici come la Tailandia, il Vietnam o l’India. I residui identificati riguardano 52 diversi pesticidi proibiti in Svizzera, fra i quali sostanze con effetti potenzialmente molto nocivi in caso di esposizione a lungo termine, anche in caso di dosi minime.

L’amara ironia di questi dati è data anche dal fatto che diversi di questi pesticidi vengono prodotti anche da aziende svizzere. Che non potendoli poi commercializzare nel mercato interno, li esportano. E alla fine arrivano comunque nel piatto del consumatore, facendo un giro largo che passa magari dal Vietnam o dall’India, per poi tornare nel paese dove sono stati prodotti.

Questi dati dimostrano le falle della legislazione elvetica. È assurdo che sostanze il cui utilizzo è proibito in Svizzera possano comunque essere esportate da aziende svizzere, così come è assurdo che possano essere tollerate nei cibi importati, attraverso il meccanismo della “tolleranza d’importazione”. Questo medesimo paradosso avviene anche a livello europeo, e lo scorso 20 maggio la Commissione Europea si è detta pronta a rivedere le leggi UE. Secondo la Commissione infatti, questa situazione non risponde alle attese dei consumatori e nuoce anche alla competitività dell’agricoltura europea. Un problema sul quale anche il governo svizzero, seguendo l’esempio europeo, dovrebbe chinarsi al più presto.