I nostri colleghi francesi di UFC Que Choisir hanno rivelato che le analisi condotte dalla Direction générale de la Concurrence, de la Consommation et de la Répression des fraudes (DGCCRF) hanno messo a nudo l’inaffidabilità di diciture come “senza pesticidi” o “senza residui di pesticidi”. Queste frasi non hanno lo stesso peso di un etichetta bio.
Su 94 prodotti controllati recanti diciture come “senza pesticidi” o “zero residui di pesticidi”, oltre un terzo contenevano in realtà dosi significative di residui di pesticidi. Se si considera, come spiega Que Choisir, che circa la metà della frutta e della verdura vendute in Francia sono già prive di residui, questi risultati relativizzano molto il peso di queste etichette.
Al contrario dei prodotti bio, coltivati con un approccio sistematicamente diverso, i prodotti recanti queste etichette possono essere coltivati in una moltitudine di maniere differenti. Non sono rari i casi di coltivazioni nelle quali è presente soltanto uno “spicchio” di terreno coltivato senza pesticidi, mentre vengono utilizzati tutt’attorno; inoltre, il metodo di coltivazione può venire cambiato abbastanza repentinamente di anno in anno.
Queste etichette sono anche aggirabili in vari modi: esistono tipologie di pesticidi che lasciano pochissimi residui, e sono quindi difficilmente identificabili. In altre occasioni, i pesticidi vengono utilizzati soltanto nella prima fase della coltivazione, per dargli il tempo di “sparire”. Que Choisir cita i casi di alcune aziende che avevano previsto di commercializzare dei prodotti con delle etichette recanti la dicitura “senza residui di pesticidi”, fiduciose del fatto che i pesticidi utilizzati avrebbero lasciato poche tracce. Una volta constatato che i residui erano più numerosi del previsto, si è semplicemente rinunciato all’etichetta.
Insomma, queste diciture non danno garanzie sulla presenza di un approccio di sistema a lungo termine e non meritano pertanto, secondo Que Choisir, lo stesso grado di fiducia del bio.
