Notizie sui consumi Cucina e conservazione

Quei 600 franchi all’anno che farebbero comodo

Oggi cade la Giornata mondiale contro lo spreco alimentare.

Non è la prima volta che evidenziamo come in Svizzera circa un terzo del cibo prodotto venga sprecato lungo l’intera catena di produzione, dai campi alla lavorazione, dalla distribuzione commerciale fino alle tavole dei ristoranti o dei consumatori. Si parla di circa 330 kg per persona ogni anno. Questo spreco non solo rappresenta una quota significativa delle emissioni di gas serra legate all’alimentazione, responsabile complessivamente del 30% dell’intero inquinamento ambientale, ma comporta anche costi tangibili per i consumatori. Le conseguenze dello spreco alimentare vanno infatti oltre l’impatto ambientale, contribuendo inutilmente alla perdita di biodiversità, al consumo di risorse quali acqua, energia e terreno, alle emissioni causate dai trasporti, e all’uso di imballaggi e pesticidi dannosi. Lo spreco alimentare aumenta anche la domanda di cibo, contribuendo all’aumento globale dei prezzi dovuto alla crescente scarsità di terreno.

Noi consumatori, a causa di acquisti eccessivi o mal programmati, della conservazione errata degli alimenti e di una troppa rigidità rispetto alle date di scadenza, rappresentiamo il secondo fattore responsabile dello spreco alimentare (778mila tonnellate), subito dopo la fase di trasformazione. In termini di costi, ciò equivale a 600 CHF per persona all’anno.

Per far fronte ai problemi causati da questo fenomeno, il 6 aprile 2022 la Confederazione ha adottato un piano d’azione con l’obiettivo di dimezzare entro il 2030 gli sprechi alimentari. Fra i principali obiettivi vi sono: prolungare le date di scadenza, aumentare le donazioni di cibo invenduto e ottimizzare gli imballaggi.

In questo contesto, l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV) ha incaricato l’Università di scienze applicate di Zurigo di elaborare delle linee guida per la consegna e la datazione di derrate alimentari al fine di ridurre gli sprechi. Grazie alle analisi effettuate, l’USAV ha fornito indicazioni su come distribuire correttamente e in modo sicuro cibo ai consumatori dopo la scadenza del termine minimo di conservazione (TMC) a condizione che sia ancora sicuro e di buona qualità.

A titolo illustrativo, i grossisti potrebbero togliere il prodotto dal frigorifero l’ultimo giorno di consumo, ri-etichettarlo, congelarlo, offrirlo a prezzo ridotto o donarlo a un’organizzazione caritatevole. Attuare questa pratica potrebbe contribuire a ridurre uno degli sprechi più impattanti che avviene a livello della grande distribuzione, ovvero la carne: secondo un’indagine della K-Tipp si parla specificamente di 5’000 tonnellate, equivalente al consumo annuale di 100’000 svizzeri, che le catene di distribuzione svizzere rimuovono dalla vendita quando si avvicina la data di scadenza, destinandola invece agli impianti di produzione di biogas. Secondo le linee guida, cibi adatti al congelamento con data di scadenza possono essere congelati fino al giorno della scadenza, prolungando così la loro durata di conservazione di 90 giorni (vedi scheda “Mangiare senza rischi dopo la data di scadenza”).

Anche noi consumatori possiamo contribuire a ridurre gli sprechi pianificando i nostri acquisti, consumando integralmente gli alimenti, gestendo gli scarti in modo sostenibile (compostaggio/umido) e preferendo l’acquisto diretto sul campo per evitare intermediari e la loro selettività negli standard di vendita.

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