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Consulenza medica su WhatsApp?

La cassa malati bernese KPT sta testando la possibilità di fornire consulenza medica ai suoi assicurati tramite chat. Comodo, e preferibile rispetto cercare informazioni online da fonti non sempre attendibili. Ma che dire della privacy dei pazienti, le cui informazioni di salute finiscono a facebook &co?

“Se ho un po’ di mal di testa e cerco le possibili cause su Google, potrei concludere di avere un tumore al cervello” ha spiegato un responsabile del servizio di telemedicina Medi24 al Tages Anzeiger. Insomma, l’auto-diagnosi online crea più domande di quelle alle quali possa rispondere. Meglio dunque contattare un medico e porre le domande a lui. Per telefono…oppure, per chat.

È la nuova possibilità offerta da alcune settimane agli assicurati della cassa malati bernese KPT. La possibilità di chattare con un medico è proposta come esperimento della durata di 4 mesi. Gli assicurati di KPT potranno usufruire gratuitamente di questo servizio. In molte nazioni come Francia, Gran Bretagna e Cina servizi di questo tipo sono già proposti e hanno permesso di ridurre i costi della salute, riducendo le visite mediche. Alcune questioni possono infatti essere risolte con una “chattata” senza bisogno di vedere il paziente. La chat scritta è anche più efficiente rispetto alla telefonata: la durata media di una consulenza medica telefonica è di 15 minuti, mentre in chat il medico impiega in media soltanto 5 minuti del suo tempo di lavoro per fare una consulenza. Secondo i promotori l’opzione chat può essere particolarmente utile in certi contesti: in tarda serata, quando non si ha più voglia di telefonare, quando ci si trova all’estero o magari mentre ci si trova seduti su un treno affollato.

Ma quale è il canale per avere questa conversazione con il medico? Lo sceglie il paziente, fra: WhatsApp, Facebook Messenger, Telegram, Viber e SMS. Ed è qui che iniziano i problemi. Infatti, anche se Telegram è un po’ più sicura delle altre, queste chat hanno la caratteristica di non proteggere adeguatamente la privacy dell’utente (o in questo caso, del paziente). Secondo il dottor Philippe Luchsinger, Presidente dell’associazione Medici di Familia e dell’Infanzia Svizzera “gli SMS, facebook e WhatsApp non soddisfano gli standard di qualità e sicurezza che dovrebbero avere i servizi di telemedicina”. E c’è chi dice che anche a livello qualitativo una consulenza via chat non è equivalente a una consulenza telefonica o faccia a faccia.