Sugli scaffali dei grandi magazzini troviamo una derrata alimentare mondializzata e dalle origini a volte vaghe, ma esente da pesticidi. Due le spiegazioni: anzitutto, l’ape depura il frutto del suo lavoro e i pesticidi rimangono nei suoi grassi. Inoltre, le molecole tossiche, poco solubili nell’acqua, non si fissano sul nettare di fiori essenzialmente acquosi. Si trovano invece sostanze indesiderate nelle cere, nel polline o nella propoli, una resina che le api usano per sigillare, incollare e disinfettare le cellette.
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