Attività e campagne Medicina

Nascita e violenza, una relazione pensabile?

In Svizzera circa 1/3 delle donne ricorda il proprio parto come un trauma, nei casi gravi come un abuso, ma la parola “violenza” associata alla nascita è per molti aspetti ancora un tabù, sia perché infrange la rappresentazione collettiva del “giorno più bello”, sia per l’ideale incompatibilità tra violenza e relazione di cura. Ne deriva la necessità di una riflessione ampia e multidisciplinare, che affronti il tema nella complessità delle sue declinazioni. Attraverso i vari contributi si cercherà quindi di rendere visibili le diverse dimensioni della nascita, individuando i bisogni della donna e del bambino e i modelli di assistenza che favoriscono un’esperienza di parto positiva.

L’argomento sviluppato negli interventi in programma nella giornata del 12 novembre (09.00-17.30 presso l’Ex Asilo Ciani, via Carlo Cattaneo Lugano):

Dr. Michel Odent: Dalla socializzazione del parto alla “violenza ostetrica”
Per la prima volta nella storia dell’umanità la maggior parte delle donne non partorisce più il bambino e la placenta grazie ai propri ormoni. Quali le possibili conseguenze per l’evoluzione della specie “Homo”? Cosa comporta questo cambiamento per l’esperienza e la salute delle donne e dei nascituri?

Isabella Pelizzari Villa: Parto e violenza da Leboyer ai social network
Le fasi essenziali del dibattito sul complesso fenomeno definito come “violenza ostetrica” e alcune sue peculiarità: avviene in un momento di grande vulnerabilità e concerne gli atti, ma anche le modalità dell’informazione e del coinvolgimento della donna. Solitamente è agita senza intenzione e subita in modo inconsapevole.

Dr. Med. Nicolò Giovannini: Come è possibile cadere nel maltrattamento
Quali sono gli atti medici e le dinamiche della relazione di cura che possono produrre “violenza ostetrica” in ambito ospedaliero. Come succede, quando succede e perché succede? Alcuni esempi comuni a molti paesi.

Dr. Solène Gouilhers: “Violenza ostetrica”, una svolta femminista?
Le recenti testimonianze di donne che denunciano certi atti medici subiti durante il parto iscrivono la “violenza ostetrica” nella storia recente del femminismo. Considerato un momento magico a rischio elevato, il parto si trova al crocevia di nuove rivendicazioni femministe, di quelle dei/delle pazienti e dell’organizzazione sanitaria. Un’occasione per (ri)pensare le violenze subite dalle donne e la nozione di consenso nelle cure sanitarie.

Dr. Med. Monya Todesco Bernasconi: Evitare interventi traumatici in ambito extra e intra-ospedaliero è possibile.
Per la maggior parte delle nascite l’assistenza medica non è necessaria. Occorre perciò distinguere fra parti ad alto e basso rischio. Per questi ultimi l’accompagnamento continuo di una levatrice in un ambiente intimo offre i migliori risultati e la donna, rimanendo protagonista del parto vive un meccanismo di empowerment. La stessa qualità nell’accompagnamento va garantita anche quando l’intervento medico è necessario o richiesto.

Per partecipare alla giornata, è necessario iscriversi QUI entro il 5 novembre.