Autodifesa del consumatore Internet

I trucchi dei ricattatori intimi: come difendersi

Lei è Véronique, lui Marco. Si sono incontrati su Omegle.com, un sito che permette di fare videochiamate via Internet con sconosciuti, gratuitamente, anonimamente e senza doversi iscrivere: un’attività molto diffusa soprattutto fra i giovanissimi, perché Omegle (come il rivale Chatroulette.com) è in apparenza popolato di belle ragazze molto disponibili. Ma le apparenze ingannano, e Marco se ne è accorto troppo tardi.

Ha avviato con Véronique una conversazione in video che ben presto è diventata molto intima ed esplicita. Solo che Véronique in realtà non esiste: è lo pseudonimo di un truffatore che invece di mostrarsi all’interlocutore tramite la telecamerina del computer o del telefonino, come ha fatto Marco, trasmette al posto della propria immagine una registrazione di una ragazza molto disinibita che maneggia una tastiera. Il truffatore ha registrato tutto quello che Marco ha fatto durante la videochiamata e ora minaccia di mandare la registrazione alla polizia se Marco non gli manda parecchi soldi entro poche ore tramite Western Union, Moneygram o altri mezzi di pagamento. Il ragazzo, minorenne, è nel panico. Ho descritto un caso reale di ricatto via Internet che ho seguito di recente e di cui ho cambiato soltanto i nomi. Non è certo l’unico del suo genere: questo reato prospera anche in Svizzera, facendo leva sulla paura e sulla vergogna, che impediscono di chiedere aiuto ai genitori o alle autorità. La prevenzione è tutto, ma se il danno è fatto ci si può comunque difendere.

Il primo passo è non pagare, perché un pagamento non garantisce che il truffatore non chiederà altro denaro. Il secondo è rendersi conto che la minaccia di mandare il video in polizia è vuota, perché fare un video intimo del genere non è reato: la polizia non se ne farebbe nulla. Il terzo è rendere privato il profilo Instagram e nascondere l’elenco degli amici in Facebook, perché alcuni truffatori cercano sui social network gli amici della vittima per minacciare di mandare loro il video. In realtà non lo fanno quasi mai, specialmente se la vittima è minorenne, perché inviarlo significherebbe per loro commettere il reato di diffusione di pedopornografia. Il quarto e ultimo è troncare ogni contatto col truffatore: gli fa capire che non vedrà un soldo e quindi lascerà perdere, passando purtroppo alla prossima vittima.

Paolo Attivissimo