I nostri sondaggi

Il futuro della SSR/RSI – 2017

Ecco i principali risultati del recente sondaggio ACSI sulla SSR e sul servizio pubblico radiotelevisivo. Per i partecipanti, la caratteristica più importante per il servizio pubblico è la qualità, seguita da indipendenza, neutralità, responsabilità e accessibilità. Inoltre la netta maggioranza ritiene vitale garantire anche in futuro l’esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo d’informazione e intrattenimento. Più spaccati i giudizi quando si parla dell’entità del canone.

Come dovrebbe essere il servizio pubblico radiotelevisivo? Dovendolo definire con delle parole chiave, la più scelta è stata “qualità” (78,1%), seguita da “indipendenza” (63%) e “neutralità” (42,1%). Insomma, ne emerge un’aspettativa del servizio pubblico come qualcosa di alta qualità, libero dall’influenza di qualsivoglia interesse o potere e neutro nella sua maniera di scegliere e trattare i temi di attualità.  Altro dato degno di nota, il 59,6% dei partecipanti ritiene che in futuro in Svizzera ci debba “assolutamente” essere un servizio pubblico radiotelevisivo. Sommato al 32,3% che afferma che “sarebbe meglio” se tale servizio continuasse a esistere, si arriva quasi al 100% delle risposte. Solo il 4,7% ritiene infatti che l’offerta privata sarebbe sufficiente, mentre l’1% è totalmente contro al servizio pubblico e un 2,4% ha votato “non so”. Quindi al di là delle polemiche sul canone, sembra proprio che sono in molti a voler salvaguardare a tutti i costi l’esistenza della SSR.
Qualcuno ha infatti commentato: “È un periodo di crisi e questo fa si che la gente guardi molto al risparmio. Bisogna far capire alle persone che questi soldi sono necessari per un servizio pubblico indipendente senza il quale le informazioni che riceveremmo sarebbero tendenziose e di parte. Un pericolo che non possiamo correre”.

Ma come viene giudicata la RSI?
L’affermazione “la SSR/RSI offre programmi di qualità” trova “assolutamente d’accordo” il 31,6% dei partecipanti mentre il 59,5% si dichiara “abbastanza d’accordo”. Solo il 5,1% dice “non sono d’accordo” mentre l’1,7% si dice per nulla d’accordo. Maggioranze nettamente favorevoli anche per “la SSR/RSI è credibile” (29,4% assolutamente d’accordo, 53,7% abbastanza d’accordo) e “sono soddisfatto della SSR/RSI” (26,8% di nettamente concordi e 52,6% di abbastanza concordi). Il fronte dei critici e dei dubbiosi cresce a proposito di “L’informazione della SSR/RSI è pluralista ed equilibrata” (circa il 30% si è detto non concorde o ha votato “non so”) e aumenta ancor di più sulle ultime due affermazioni: “La SSR/RSI mira a non escludere nessuno” (fronte dei contrari e “non so” che tocca il 40%) e “La SSR/RSI è indipendente” (contrari e “non so” al 43,7%). Le alte percentuali di “non so” stanno ad indicare un forte numero di persone indecise, che saranno quelle da convincere se si vuole evitare il successo della No Billag.
Ai partecipanti al sondaggio veniva anche chiesto quali fossero i loro mezzi d’informazione prediletti. Quando si tratta di informazione nazionale e internazionale, dominano radio e televisione SSR/RSI (sommate, rappresentano la prima scelta per oltre il 50%, mentre giornali e siti internet non raggiungono il 15%). Se si tratta di informazione a livello locale le cose cambiano e cresce notevolmente il ruolo dei giornali, soprattutto cartacei: il 24,2% li utilizza più di qualsiasi altro mezzo, secondi solo alla radio (25,6%). In caso di scomparsa della RSI, per i più (44,7%) l’alternativa per un’informazione equilibrata sarebbero i giornali cartacei e online. Seguono staccati radio e TV private (21%) e siti internet (16,3%).
“Un servizio pubblico come quello dato da SSR/RSI – si legge in un commento – rimane la miglior garanzia di una corretta e libera informazione, base di ogni democrazia”.

E che dire del canone?
La maggioranza ritiene che il canone, pur essendo elevato, è giustificato se si vuole un servizio radio-TV di qualità. “Assolutamente d’accordo” il 16,6% e “d’accordo” il 34,8%. È però una maggioranza  risicata: il 26,7% ha votato “non sono d’accordo” e l’8,1% “non sono assolutamente d’accordo”. C’è poi un 13,9% di “non so”.
La Svizzera italiana, ricorda un partecipante al sondaggio, riceve però più di quello che dà: “Come ticinesi dobbiamo difendere il servizio pubblico Radio-TV non solo per la qualità ma anche perché siamo avvantaggiati dalla ripartizione delle risorse. Nessun altro Cantone ha un servizio pubblico Radio-TV come il nostro”.

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