Riparare anziché buttare, a favore dell’ambiente e del portamonete

La vecchia radio non funziona più, il ferro da stiro ha solo il filo un po’ rovinato, al telefono basterebbe cambiare la batteria, a quella comoda giacca a vento basterebbe sostituire la cerniera…a volte, ci vorrebbe poco per rimettere perfettamente a nuovo un apparecchio elettrico, ma anche orologi, giocattoli, scarpe, abbigliamento, mobili, biciclette…eppure li buttiamo, anche perché commercianti e spot pubblicitari ci invitano a sostituire il vecchio con il nuovo.

Tutto ciò che acquistiamo ha un’implicita data di scadenza: dopo pochi anni (o comunque dopo il termine della garanzia) conviene di più comprare un nuovo oggetto che far sistemare quello vecchio. I costi delle riparazioni sono troppo spesso sproporzionati, i pezzi di ricambio introvabili, l’hardware obsoleto. Si parla, in alcuni casi, perfino di obsolescenza programmata, cioè di quelle politiche industriali che limitano volontariamente la durata di vita dei prodotti.

C’è però chi ha deciso di dire basta e di andare controcorrente, organizzandosi per riparare a costi accessibili ciò che è destinato a finire in discarica. Nei Paesi Bassi sono nati i  primi Repair Cafè, laboratori gestiti da volontari e forniti di tutto il necessario per rimettere in funzione le cose più svariate, dalla bambola al tablet. Il primo Repair Café, ideato dalla giornalista olandese Martine Postma, è partito nel 2009 ad Amsterdam. Oggi se ne contano migliaia in tutto il mondo, che salvano dalla discarica decine di migliaia di oggetti ogni mese.

Anche in Svizzera il movimento dei Repair Cafè ha preso piede grazie soprattutto alle associazioni dei consumatori. I Repair Café sono un contributo alla salvaguardia dell’ambiente e un bel risparmio per i consumatori. A gennaio 2016 anche l’ACSI – partner di FRC e SKS – ha avviato questo progetto organizzando il primo Caffè Riparazione in Ticino, in collaborazione con il Comune di Mendrisio.

A poco a poco, anche le aziende e la politica si sono rese conto dell’impossibilità di proseguire con un modello troppo improntato all’usa e getta, generatore di tonnellate di rifiuti e insostenibile sul lungo periodo. È così che l’UE ha introdotto il concetto di diritto alla riparazione, che ha portato i vari stati membri a prendere misure (come l’indice di riparabilità in Francia o il sostegno finanziario alla riparazione in Austria) o che Apple ha iniziato a fare dei primi timidi passi verso una maggiore riparabilità dei suoi prodotti. In Svizzera le organizzazioni dei consumatori continuano a spingere per prodotti più duraturi e di maggiore qualità: un metodo per motivare le aziende a pensare più sul lungo periodo sarebbe l’introduzione della garanzia di 5 anni, che è già realtà in diversi paesi europei.