Autodifesa del consumatore Rischi per la salute

Ecco le sostanze da evitare quando si comprano i cosmetici

Sta diventando sempre più chiaro che molte sostanze contenute nei prodotti cosmetici sono problematiche: perturbatori endocrini, allergeni, nanotecnologie… ecco qualche utile informazione per scegliere meglio.

La legge definisce come prodotto cosmetico qualsiasi sostanza o preparato destinato ad essere messo in contatto con certe parti superficiali del corpo con l’obiettivo – esclusivamente o principalmente – di pulirle, profumarle, modificarne l’aspetto, proteggerle o mantenerle in buone condizioni.

Un prodotto cosmetico è composto da ingredienti chimici (indicati in inglese) e naturali (indicati in latino). Qualsiasi componente presente in quantità superiore all’1% del totale deve figurare nell’elenco degli ingredienti del prodotto.

I prodotti per l’igiene e la cura devono indicare chiaramente la loro composizione. Il problema è che quest’ultima è codificata in maniera tale che i nomi delle molecole e delle sostanze rimangono completamente incomprensibili per i consumatori profani. Tuttavia alcuni ingredienti, a contatto con la pelle e le mucose, possono influenzare la salute umana (perturbazione del sistema endocrino, nanoparticelle, reazioni allergiche, e così via).

Queste sostanze indesiderabili, rilasciate poi massicciamente nelle acque di scarico e difficili da trattare negli impianti di depurazione, influenzano anche la qualità dei corsi d’acqua.

Purtroppo, le informazioni sugli imballaggi o sugli scaffali non consentono ai consumatori di privilegiare prodotti cosmetici sicuri per la loro salute e per l’ambiente. Per questo motivo abbiamo realizzato questo dossier.

Ecco le sostanze da evitare

Perturbatori endocrini, allergeni…sono ovunque ma possiamo perlomeno identificarli e ridurne il consumo.

Le sostanze e i rischi

Queste informazioni sono il risultato di una collaborazione con i nostri colleghi francesi dell’UFC Que Choisir. Le sostanze sono classificate secondo l’importanza dei rischi. 

Le icone indicano il livello di pericolosità (basso-medio-alto) per le diverse categorie di persone (adulti, donne incinte, bambini di diverse età).

Fortunatamente, il butylated hydroxyanisole, un antiossidante solitamente conosciuto con la sigla BHA, è sempre più raro nei prodotti cosmetici. Non soltanto è classificato come “potenzialmente cancerogeno” dallo IARC (International Agency for Research on Cancer), ma fa anche parte delle sostanze proposte dalla Francia alla Commissione europea per una valutazione precisa e urgente delle loro proprietà tossiche. Sarebbe infatti contemporaneamente tossico per la riproduzione e perturbatore endocrino. Alcuni prodotti venduti senza ricetta medica hanno lo statuto di medicamento (per esempio il Mitosyl). In questi casi il BHA viene chiamato butylhydroxyanisole.

I parabeni, quanti slogan hanno fatto fiorire sugli imballaggi! Rivendicare di non contenere parabeni sembra essere divenuto un passaggio obbligato per vendere un cosmetico o un prodotto per l’igiene. Salvo poi rimpiazzare questi conservanti con altri non certo migliori, come il metilisotiazolinone (del quale parleremo in seguito). In realtà, non bisogna fare di ogni erba un fascio con tutte le sostanze di questa famiglia: quelle a catena corta come ethylparaben e methylparaben (e composti che contengono questo nome, come il sodio etilparaben) sono stati scagionati da esperti europei. Al contrario, i più pericolosi (isobutyl, isopropyl, benzyl, pentyl, phenylparaben) sono banditi dal 2014. Ma il butylparaben e il  propylparaben rimangono autorizzati pur essendo considerati perturbatori endocrini (così come gli ingredienti il ​​cui nome composto affianca uno di questi termini a sodium o potassium). Come ricordare questi termini? Basta sapere che quelli che iniziano con P o B non sono “buoni”! Eppure se ne trovano ancora anche in prodotti destinati ai più piccoli, come ad esempio alcune salviettine, dentifrici o prodotti destinati all’area genitale. Per quanto riguarda i minori di 3 anni, propyl e butylparaben sono vietati per i prodotti non risciacquati destinati all’igiene intima (detergenti, salviette, creme), ma si possono trovare invece nelle salviettine destinate al viso o alle mani. Alcuni prodotti hanno lo status di medicamento, anche se sono più vicini ai cosmetici. È il caso di alcuni dentifrici o creme. In questi casi il propylparaben è chiamato parahydroxybenzoate (o p-hydroxybenzoate) di propyl, mentre per il sodium propylparaben, si aggiunge “sodico”.

Anche chiamato octyl methoxycinnamate (ma non sulle etichette, che devono rispettare una nomenclatura molto precisa), questo filtro anti-UV non è riservato ai soli prodotti solari. Si trova anche in certe creme da giorno e nei fondotinta, anche senza che venga indicata la presenza di una protezione contro gli ultravioletti. Le ricerche su questo ingrediente hanno dimostrato in vivo una perturbazione degli estrogeni e della funzione tiroidea. Tuttavia, è usato abbastanza spesso, anche in prodotti “sensibili” come stick per labbra – un prodotto talvolta applicato quotidianamente, per lungo tempo a contatto con le mucose e del quale possono essere ingerite piccole quantità – o in gamme con un marketing che insiste sull’assenza di parabeni e altri composti noti al pubblico per la loro tossicità.

Questo potente agente antibatterico era molto utilizzato fino a pochi anni fa. Poi è stato dimostrato che si tratta di un perturbatore endocrino a vari livelli, che colpisce sia gli ormoni estrogeni che la funzione tiroidea. Nonostante ciò alcune grandi marche, anche se per fortuna si tratta sempre più di una minoranza, fanno orecchie da mercante.

Responsabili di un numero troppo elevato di allergie, questi filtri anti-UV non sono più inclusi nelle creme solari. Del resto, in occasione di un esperimento per misurare il potere allergenico di diversi composti in seguito all’esposizione al sole, il benzophenone-3 ha provocato una reazione in oltre un quarto dei soggetti. E la sostanza è classificata come perturbatore endocrino sulla base di una debole attività estrogenica in vitro. Nel 2011 l’Afssaps (Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé) ha emesso un avviso per limitare l’utilizzo di benzophenone-3 nei prodotti cosmetici. Talvolta questa sostanza non è impiegata per proteggere l’utilizzatore dai raggi UV, bensì per proteggere lo stesso prodotto cosmetico, che se contenuto in una confezione trasparente potrebbe risentire dell’esposizione al sole. Sarebbe auspicabile se le industrie optassero per flaconi di colore opaco oppure se scegliessero un altro modo per proteggere il proprio prodotto. In ogni caso è consigliabile evitare smalti che contengono queste sostanze. Da notare che anche il benzophene 4 è utilizzato in alcuni prodotti. Nonostante vi sia la tentazione di classificarlo in maniera simile ai suoi “parenti” 1 e 3, allo stato attuale della scienza non è considerato un perturbatore endocrino.

Cyclopentasiloxane e cyclotetrasiloxane hanno mostrato proprietà di perturbazione endocrina. Inoltre, il cyclotetrasiloxane è classificato come tossico per la riproduzione, quindi dovrebbe essere evitato di per sé. Inoltre, tracce di quest’ultimo possono “inquinare” il ciclopentasiloxane. Infine, un avviso pubblicato nel mese di aprile 2015 dal Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (gruppo di esperti della Commissione europea incaricato di valutare i cosmetici) ha evidenziato un rischio in caso d’inalazione: aerosol, spray, ciprie eccetera dovrebbero evitare questi composti. Il cyclomethicone è in parte composto dagli altri due ingredienti.

Questo agente antiossidante permette di evitare l’ossidazione dei preparati, in particolare la fase grassa delle emulsioni, che può irrancidire. È usato abbastanza frequentemente, soprattutto per sostituire il BHA, criticato per le sue molteplici potenzialità tossiche (vedi BHA sopra). Sfortunatamente, il BHT sembra essere un perturbatore endocrino.

Allergene dell’anno! È il riconoscimento poco invidiabile ricevuto nel 2013 dal methylisothiazolinone (MIT). Un’associazione di dermatologi americani (American contact dermatitis society) designa ogni anno l’ingrediente che fa più danni fra i pazienti. Methylisothazolinone (MIT) e methylchloroisothiazolinone (MCIT) erano rimasti un po’ in sordina fino a poco tempo fa, ma la messa in accusa dei parabeni ha spinto troppi industriali a ricominciare a farne largo uso, a tutto discapito di allergologi e dermatologi. Le autorità sanitarie si sono chinate sulla questione e hanno proibito il miscuglio MCIT-MIT nei prodotti senza risciacquo a partire da aprile 2016. In seguito il MIT è stato vietato a sua volta nei prodotti senza risciacquo: dal 12 febbraio 2017 nessun cosmetico senza risciacquo ne può contenere. Con o senza risciacquo, è consigliabile evitare i prodotti che lo contengono, anche se mostrano menzioni fuorvianti come “pelle sensibile”, “ipoallergenico” o “testato dermatologicamente”.

Largamente presente nelle tinture permanenti per capelli, questo colorante fa parte dei composti per i quali ci si chiede come mai non siano ancora stati proibiti. È sufficiente leggere l’avviso pubblicato nel 2012 dal Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori (gruppo di esperti della Commissione europea incaricato di valutare i cosmetici). “È stato dimostrato che la p-phenylenediamine è un allergene di contatto molto potente negli animali, e si tratta anche di un allergene frequente nell’uomo che può generare delle reazioni gravi. È un sensibilizzante estremamente forte, che è compreso nei test di routine per determinare la causa di una reazione allergica. Il suo utilizzo nelle tinture per capelli genera una considerevole preoccupazione per quanto concerne la sicurezza dei consumatori”. Numerosi casi di eczema sono stati segnalati sia da utilizzatori che da parrucchieri. Quindi come mai si trova ancora in molti prodotti, incluse alcune grandi marche del settore della colorazione dei capelli? Detto ciò, le colorazioni permanenti possono contenere anche numerosi altri composti irritanti. Da notare che la p-phenylenediamine può anche trovarsi nei tatuaggi temporanei.

Questo conservante è stato giudicato ematossico ed epatotossico (tossico per il sangue e per il fegato). Tenuto conto che la sua concentrazione nei prodotti è circa dell’1%, dell’assorbimento cutaneo e della dose senza effetto, questo composto è stato giudicato sicuro per gli adulti, mentre per i bambini di età inferiore a 3 anni sono stati posti dei limiti. Il phenoxyethanol non dovrebbe essere impiegato nei cosmetici destinati alle parti intime dei bambini, che siano risciacquati o meno: siccome questi prodotti sono utilizzati frequentemente e in maniera abbondante, è da temere un assorbimento cutaneo eccessivo di phenoxyethanol. Per gli altri cosmetici destinati ai più piccoli, la sua concentrazione dovrebbe essere limitata allo 0,4%.

Solitamente usato come tensioattivo (che permette alle parti grasse del prodotto di disperdersi nell’acqua), il sodium lauryl sulfate è un irritante ben conosciuto, gli esperti lo sanno da decenni. Non bisogna far altro che consultare le loro pubblicazioni per convincersene: talvolta viene designato come “l’irritante standard”, in altri casi viene introdotto come “il sodium lauryl sulfate (SLS), un tensioattivo frequentemente utilizzato per indurre sperimentalmente delle dermatiti di contatto…”

Il suo parente prossimo, l’ammonium lauryl sulfate (ALS), non è da meno: quando lo applichiamo in grande quantità, si rivela “altamente irritante”. Soltanto un risciacquo molto diligente può limitare i danni. Questi ingredienti sono però presenti in un gran numero di prodotti. Ma si tratta solitamente di prodotti che si risciacquano, le dosi non sono molto elevate e generalmente i consumatori li sopportano bene. Alcuni utilizzatori, invece, si ritrovano con una sensazione disagevole sulla pelle dopo averla e con afte in bocca dopo aver usato taluni dentifrici. Gli industriali dovrebbero almeno eliminarli dai prodotti per i bambini e da quelli destinati alle zone intime, ma anche astenersi di mettere delle descrizioni legate alla morbidezza quando utilizzano questi ingredienti.

Le sostanze: Alpha-isomethyl ionone, Amyl cinnamal, Amyl cinnamyl alcohol, Anise alcohol, Benzyl alcohol, Benzyl benzoate, Benzyl cinnamate, Benzyl salicylate, Butylphenyl methylpropional, Cinnamal, Cinnamyl alcohol, Citral, Citronellol, Coumarin, Eugenol, Evernia furfuracea, Evernia prunastri, Farnesol, Geraniol, Hexyl cinnamal Hydroxycitronellal, Hydroxyisohexyl, 3-cyclohexene carboxaldehyde, Isoeugenol, Limonene, Linalool Methyl 2-octynoate.

Le sostanze allergeniche provengono principalmente dai profumi inseriti per rendere più gradevoli i prodotti. Ma la presenza di un buon profumo non significa per forza presenza di un allergene, così come non è vero il contrario. Si trovano allergeni specialmente nei conservanti, come nel caso del benzyl alcohol. Le molecole suscettibili di provocare una reazione allergica sono estremamente numerose, ma le 26 che ne provocano di più sono obbligatoriamente etichettate a partire da quando sono presenti in una quantità superiore allo 0,001% (10 ppm) nei prodotti non da risciacquare e allo 0,01% (100 ppm) in quelli da risciacquare. Questa lista potrebbe evolversi in futuro. Gli allergeni sono indicati alla fine della lista degli ingredienti e sono molto frequenti in prodotti di tutti i tipi. Le menzioni rassicuranti del tipo “testato sotto controllo dermatologico”, “ipoallergenico” o altre come “pelli sensibili” non garantiscono per nulla l’assenza di allergeni.

Oli minerali e idrocarburi sintetici

Balsami e rossetti sono dei cosmetici a parte perché sono a rischio di essere ingeriti. Non si dovrebbero quindi ritrovare nella loro composizione degli ingredienti vietati negli alimenti a causa della loro tossicità. Tuttavia gli oli minerali e gli idrocarburi sintetici (mineral oil saturated hydrocarbons e mineral oil aromatic hydrocarbons) sono autorizzati nei cosmetici pur essendo vietati nelle derrate alimentari. Nei prodotti per le labbra queste sostanze sono addirittura spesso parte integrante dell’articolo poiché se ne trovano nelle cere – che formano la struttura del prodotto e una pellicola sulle labbra – e negli emollienti, che conferiscono flessibilità e morbidezza.

Un problema è rappresentato dal fatto che questi oli possono generare dei composti indesiderati: i MOSH e i MOAH. I primi, o almeno alcuni di loro (quelli la cui catena di carbonio è lunga almeno 16 carboni e non supera 35) possono accumularsi nell’organismo, specialmente nei linfonodi e nel fegato, provocando delle reazioni infiammatorie delle quali si ignorano le esatte conseguenze. Uno studio su 37 soggetti condotto nel 2014 ha mostrato che un quarto di loro ne aveva accumulato più di 5g! Per quanto riguarda i MOAH, essi sono cancerogeni.

Come trovarli?

Ecco i nomi che bisogna cercare sulle liste degli ingredienti dei balsami e dei rossetti. Da notare che sono assenti nei prodotti bio, ma non solo.

  • Cera Microcristallina
  • Ceresin
  • Hydrogenated Microcrystalline Wax
  • Hydrogenated Polyisobutene
  • Microcrystalline Wax
  • Ozokerite
  • Paraffin
  • Paraffinum liquidum
  • Petrolatum
  • Polybutene
  • Polyethylene
  • Polyisobutene
  • Synthetic wax