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“Un abuso”. Le clausole inflazione bocciate dai consumatori

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Abbiamo proposto un sondaggio per permettere ai consumatori di esprimersi in merito alle nuove “clausole inflazione” delle compagnie di telecomunicazioni, delle quali abbiamo già parlato nella Bds 4.23. Raramente abbiamo visto una reazione così all’unisono, e così netta. Ai consumatori queste clausole non vanno proprio giù!

Un abuso. Di questo si tratta per la maggioranza dei partecipanti al nostro sondaggio. Ricordiamo brevemente in cosa consistono queste clausole: le compagnie di telecomunicazioni potranno, grazie ad esse, modificare il prezzo degli abbonamenti di telefonia e internet in corso d’opera. Anche nel corso della durata minima contrattuale. E senza che questo dia diritto ad una disdetta anticipata. Sì, è proprio così: il consumatore sottoscrive un abbonamento al costo, ad esempio, di 40 franchi al mese per una durata minima di 2 anni. Dopo 6 mesi, la compagnia potrebbe portare il prezzo a 50 franchi mensili e il consumatore dovrebbe comunque continuare a pagare fino allo scadere dei due anni di durata minima. E subire passivamente l’aumento. Una logica che fin da subito ha suscitato la chiara e netta contrarietà dell’ACSI. Una contrarietà che è condivisa anche dai consumatori che hanno partecipato al nostro sondaggio.

Rispondendo alla domanda “cosa ne pensi delle clausole inflazione delle compagnie di telecomunicazioni?”, un nettissimo 98% ha risposto “Si tratta di un’abuso. Il prezzo è un elemento essenziale di un contratto. Se cambia, deve essere data una possibilità di disdetta anticipata, come era il caso fino ad oggi”. E come dargli torto? Soltanto un 1% ha scelto la seconda risposta, che sottolineava come non si tratterebbe di aumenti arbitrari, bensì legati all’andamento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo. Insomma: se i prezzi di altri beni salgono, anche le compagnie telecom possono procedere ad un incremento. Da lì il nome “clausole inflazione”. Un ulteriore 1% ha invece selezionato la terza risposta, che sottolineava come vari prodotti e servizi sono saliti di prezzo, e quindi non ci fosse niente da ridire in caso di incrementi anche nella telefonia.

Queste logiche potrebbero anche andare bene, ma quello che non funziona con queste clausole è che il consumatore si trovi bloccato per tutta la durata minima senza possibilità di disdetta e debba subire passivamente gli aumenti. Non è come se aumenta di prezzo un determinato prodotto in un supermercato: in quel caso, si è liberi di decidere di non comprarlo!

Rispondendo ad un’altro quesito posto dal sondaggio, i partecipanti si sono espressi sul tema della concorrenza. Per il 90%, ci sarebbe da interpellare la COMCO. Dopotutto, le compagnie principali hanno introdotto delle clausole praticamente identiche quasi in contemporanea. Evidentemente, si sono messe d’accordo. Che fine ha fatto dunque la concorrenza? Non siamo in fondo di fronte a comportamenti da cartello?

Nell’immediato il nostro principale consiglio ai consumatori rimane il medesimo: non sottoscrivere contratti con una durata minima troppo lunga, in modo da tenersi aperta la possibilità di dare la disdetta.