Buono a sapersi Diritti dei pazienti

Mancato accordo quadro con l’UE: conseguenze anche per i consumatori

Lo scorso maggio, i negoziati per lo storico accordo quadro con l’Unione Europea sono stati interrotti dal Consiglio federale poiché non si è riusciti a trovare un compromesso soddisfacente tra le parti. La Svizzera è così diventata un paese terzo e non sarà più un diretto partner dell’UE a livello commerciale. Il rischio è che ora si producano ostacoli tecnici nel commercio reciproco, almeno finché non si saranno trovati nuovi accordi.

Si è creata dunque una situazione che influenzerà noi consumatori in modo più o meno diretto nel prossimo futuro. Due conseguenze assai dirette rischiano di verificarsi: la prima è che determinati prodotti potrebbero diventare meno reperibili sul mercato interno in Svizzera, troppo piccolo per essere interessante per alcuni paesi europei e per taluni prodotti di nicchia. Il secondo è che verrà a cadere lo scambio di informazioni su aspetti rilevanti, come ad esempio, gli aggiornamenti di direttive o le banche dati per prodotti, merci e servizi. Ogni qualvolta che l’UE cambierà delle direttive europee, queste non saranno, senza nuovi accordi specifici, accessibili automaticamente alla Svizzera. Si pongono così nuovi ostacoli tecnici e burocratici che si trasformeranno almeno in parte in rincari, che finiranno presto o tardi sulle spalle dei consumatori.

La presidente dell’ACSI, Evelyne Battaglia-Richi, ha trattato il tema nell’ultimo editoriale apparso su La Borsa della Spesa (BdS 5.21) citando come esempio concreto il materiale medico-tecnico, per la cui importazione la Svizzera dovrà provvedere da sé creando una banca dati per nuove omologazioni, aggiornamenti e adattamenti alle direttive UE nonché effettuare i dovuti controlli sui nuovi materiali per garantire le norme di sicurezza e di qualità ai propri pazienti. Tutto ciò con costi supplementari rispetto alla situazione attuale.

Su questo specifico aspetto ecco la recente raccomandazione della Commissione federale del consumo all’indirizzo del Consiglio federale.