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Clausole inflazione: un abuso? – 2023

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Abbiamo proposto un sondaggio per permettere ai consumatori di esprimersi in merito alle nuove “clausole inflazione” delle compagnie di telecomunicazioni. Raramente abbiamo visto una reazione così all’unisono, e così netta. Ai consumatori queste clausole non vanno proprio giù!

Rispondendo alla domanda “cosa ne pensi delle clausole inflazione delle compagnie di telecomunicazioni?”, un nettissimo 98% ha risposto “Si tratta di un’abuso. Il prezzo è un elemento essenziale di un contratto. Se cambia, deve essere data una possibilità di disdetta anticipata, come era il caso fino ad oggi”. E come dargli torto? Soltanto un 1% ha scelto la seconda risposta, che sottolineava come non si tratterebbe di aumenti arbitrari, bensì legati all’andamento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo. Insomma: se i prezzi di altri beni salgono, anche le compagnie telecom possono procedere ad un incremento. Da lì il nome “clausole inflazione”. Un ulteriore 1% ha invece selezionato la terza risposta, che sottolineava come vari prodotti e servizi sono saliti di prezzo, e quindi non ci fosse niente da ridire in caso di incrementi anche nella telefonia.

Queste logiche potrebbero anche andare bene, ma quello che non funziona con queste clausole è che il consumatore si trovi bloccato per tutta la durata minima senza possibilità di disdetta e debba subire passivamente gli aumenti. Non è come se aumenta di prezzo un determinato prodotto in un supermercato: in quel caso, si potrebbe decidere di non comprarlo!

Nella seconda domanda, che chiedeva ai partecipanti come intendessero reagire (più risposte erano possibili), un massiccio 83% ha selezionato “se l’ACSI prenderà delle iniziative per combattere queste nuove clausole, darò il mio sostegno”. In molti hanno anche detto che faranno attenzione a non sottoscrivere contratti con una durata minima troppo lunga, in modo da poter sempre dare la disdetta se necessario (54%). Un 27% ha poi annunciato la sua intenzione di protestare presso la propria compagnia se ne avrà l’occasione, mentre un 7% si mostra rassegnato e si limita a sperare che gli aumenti saranno contenuti.

Infine, nella terza e ultima domanda, abbiamo posto il tema della concorrenza. Per il 90%, ci sarebbe da interpellare la COMCO. Dopotutto, le compagnie principali hanno introdotto delle clausole praticamente identiche quasi in contemporanea. Evidentemente, si sono messe d’accordo. Che fine ha fatto dunque la concorrenza? Non siamo in fondo di fronte a comportamenti da cartello? Anche il restante 10% ha infatti dichiarato di essere comunque un po’ preoccupato da questo aspetto, mentre solo lo 0,3% si è detto per nulla preoccupato.