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Covid-19 e spesa – 2020

Ben 460 consumatori ticinesi hanno risposto al sondaggio online dell’ACSI, permettendoci di farci un’idea di come l’emergenza legata al Covid-19 abbia modificato le loro abitudini nel fare gli acquisti. In particolare, nei mesi di marzo e aprile, ma anche le eventuali conseguenze a medio/lungo termine.
Quali sono state le conseguenze della crisi sanitaria legata al nuovo coronavirus per quanto concerne i nostri acquisti? L’ACSI ha cercato di farsi un’idea anche attraverso un sondaggio online, proposto a soci e non dell’associazione attraverso i nostri canali ufficiali (acsi.ch, pagina facebook ACSI e newsletter ACSI). Ecco come i 460 partecipanti al sondaggio hanno risposto alle nostre domande.

Più acquisti online, ma la netta maggioranza continua a preferire i negozi fisici
Per cercare di capire se la spesa dei prodotti di prima necessità dei consumatori della Svizzera italiana ha subito modifiche durante l’emergenza, abbiamo innanzitutto chiesto ai partecipanti al sondaggio se avessero modificato la propria spesa abituale. Oltre un consumatore su due, ha risposto di sì: il 51,5%. Quindi nonostante circa un consumatore su due abbia continuato a fare sostanzialmente la stessa spesa che faceva in precedenza, sono molti i consumatori che hanno cambiato le proprie scelte di acquisto.

E che dire del tanto decantato aumento degli acquisti online? La maggioranza dei partecipanti ha continuato a recarsi al supermercato o al negozio fisico per fare i propri acquisti. Il 64,8% afferma di non aver fatto più acquisti online rispetto a quello che faceva già abitualmente. Inoltre, fra coloro che ne hanno fatti di più, il 73,2% afferma di voler tornare alle abitudini precedenti. Soltanto il 26,8% si dice intenzionato a continuare a fare più acquisti online anche dopo l’emergenza.

Acquisti di panico? Il 27% ha fatto scorte, ma per motivi di vario genere
Mentre la pandemia si diffondeva rapidamente, negli scorsi mesi si è molto parlato del comportamento di alcuni consumatori che si sono lanciati in acquisti sfrenati. In alcuni casi più estremi, si sono visti carrelli riempiti con enormi pacchi di prodotti (caso celebre: la carta igienica!). Senza volerci esprimere sulle possibili ragioni psicologiche di questi comportamenti, nella maggioranza dei casi dove vi è stato un incremento degli acquisti, si è trattato piuttosto della volontà di costituire qualche scorta. Il 27% dei partecipanti afferma di averlo fatto, e le ragioni fornite sono molto diverse fra di loro.

Ecco alcune delle più gettonate: volontà di ridurre le proprie visite nei negozi (per paura di contagiarsi, per rispetto delle indicazioni delle autorità o per entrambe le ragioni); paura di restare senza prodotti; paura di non trovare più alcuni prodotti specifici (per esempio, prodotti adatti ai celiaci o alle persone con altre intolleranze alimentari).

Alcuni partecipanti hanno fornito altre ragioni più personali, come “mi sentivo insicura per il futuro”, “seguivo l’onda” o ancora “ho fatto scorta di frutta e verdura congelate perché al banco di quelle fresche c’erano sempre troppe persone a pasticciare”.

Aumenti di prezzo? Pochi. Ma difficoltà nel reperire i prodotti
La maggioranza dei partecipanti al sondaggio afferma di non aver notato aumenti di prezzo significativi. Ma un 15% dichiara invece di averne constatati.

Fra i casi più gettonati, ovviamente mascherine e disinfettanti, ma anche frut- ta e verdura e alcuni altri prodotti alimentari. Il 34% afferma del resto di aver speso di più, per un motivo o per un altro, rispetto al solito, per alimenti o beni di prima necessità.

È più consistente la percentuale di consumatori che hanno riscontrato difficoltà a reperire alcuni tipi di prodotti (55%). Gli esempi citati sono molteplici. I più gettonati sono la famigerata carta WC, la farina e il lievito.

Ma compaiono diverse volte anche la pasta, il sapone per le mani, l’alcool per pulire e i detersivi, e immancabilmente le mascherine, i guanti monouso e i disinfettanti. Diversi partecipanti segnalano poi non tanto una difficoltà nel reperire i prodotti, ma una varietà ridotta: per esempio, una minor scelta al reparto di frutta e verdura. C’è anche chi segnala di aver avuto difficoltà nel procurarsi prodotti adatti alle proprie esigenze in termini di intolleranze alimentari e allergie.