Buono a sapersi Medicina

Giornata del sonno, ma dormire bene è sempre più difficile

Oltre ad essere la Giornata mondiale dei diritti dei consumatori, ieri, venerdì 15 marzo, era anche la Giornata mondiale del sonno. Un’occasione per parlare dei disturbi del sonno, che si stima tocchino oltre il 40% della popolazione mondiale e sono in aumento. Il professor Mauro Manconi, responsabile del Centro del sonno dell’Ospedale Civico di Lugano, ci aiuta a capire meglio queste problematiche sempre più diffuse.

La Giornata mondiale del sonno, che cade ogni anno il venerdì della seconda settimana di marzo, è organizzata dal 2008. Lo scopo principale è quello di richiamare l’attenzione sui disturbi del sonno e promuoverne la prevenzione e la cura.
Si tratta di problematiche in aumento, che secondo le stime toccano più del 40% della popolazione mondiale. È un campo incredibilmente vasto: ci sono 80 diversi tipi di disturbi del sonno.
Abbiamo chiesto al professor Mauro Manconi, responsabile del Centro del sonno dell’Ospedale Civico, quali sono i più frequenti con i quali lui e il suo team sono confrontati.

I principali disturbi del sonno
“Il disturbo respiratorio del sonno (per esempio apnee) è il disturbo più comune con il quale siamo confrontati”, spiega il professor Manconi. “Può causare sonnolenza diurna, malattie cardiovascolari nell’adulto e riduzione dell’apprendimento nei bambini/ragazzi. I trattamenti sono di diversa natura a seconda dei casi”. Un altro disturbo molto comune, lo avrete immaginato, è l’insonnia: “è il secondo disturbo più comune, lo curiamo con terapia cognitivo comportamentale di gruppo o più raramente con farmaci”, continua il professor Manconi.
È frequente anche la sindrome delle gambe senza riposo, che può a sua volta generare insonnia, ma si cura in maniera diversa dall’insonnia. Ci sono poi i disturbi del ritmo sonno-veglia e le parasonnie (come il sonnambulismo).
Un nuovo disturbo in particolare è però in forte aumento: “riceviamo sempre più pazienti con sonnolenza diurna causata da quella che viene definita sindrome da restrizione cronica di sonno. In pratica, si tratta di persone che dormono troppo poco e arrivano da noi quando le conseguenze iniziano a farsi sentire: per esempio colpi di sonno invincibili durante la giornata, che magari sono stati all’origine di incidenti stradali”.

I sintomi ai quali prestare attenzione
Indicatori ai quali fare caso includono la sonnolenza diurna, i colpi di sonno, l’insonnia (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno), il bisogno di urinare spesso di notte, il russamento eccessivo, il non sentirsi veramente riposati al mattino e nel caso dei bambini, i cali nell’apprendimento. Cosa fare se si ritiene di avere uno o più di questi sintomi?
Secondo il professor Manconi, “nei disturbi del sonno il rischio principale è quello di saltare la diagnosi e passare direttamente alla terapia”. In alcuni casi infatti i medici possono procedere direttamente prescrivendo un sonnifero senza prima fare una diagnosi accurata, perché non hanno gli strumenti per farlo (strumenti che sono invece presenti nel Centro del sonno). I sonniferi possono in alcuni casi creare dipendenza senza risolvere il problema. Diversi tipi di insonnie, per esempio, vengono curati senza l’ausilio di farmaci.
“Il campo del sonno è ormai praticamente una disciplina a se stante, quindi è bene se possibile rivolgersi a un esperto. Noi siamo l’unico centro certificato del Ticino e abbiamo subito un ampliamento importante. Vediamo circa 1600 pazienti all’anno. È stato aperto anche un ambulatorio a Bellinzona. Data la crescita del fabbisogno abbiamo tuttavia problemi di lista d’attesa. Accettiamo anche chi si auto-annuncia, ma passare prima dal proprio medico è meglio”.

App per il sonno, una soluzione?
Recentemente si assiste a un fiorire di app che si propongono di aiutare a risolvere i suoi problemi del sonno. Alcune misurano il sonno, altre rilassano con musiche o rumori di fondo e altre ancora propongono una voce soave che racconta una favola della buona notte. Abbiamo chiesto al professor Manconi di darci un suo parere sulla loro effettiva utilità.
“La prima cosa che voglio chiarire è che l’utilizzo di apparecchi elettronici nelle ore prima del sonno danneggia la qualità del sonno stesso. È una certezza scientifica dimostrata. Questo include computer, televisori, tablet, videogiochi…e anche i cellulari. Quindi, anche se la tecnologia può aiutarci a migliorare il sonno, occorre essere molto cauti. Ci sono app molto diverse l’una dall’altra. Quelle che si propongono di misurare il sonno nei suoi vari parametri, sono inadeguate e imprecise. Quelle da rilassamento, che creano per esempio rumori di fondo, se funzionano, perché no. Anche se io rimango scettico perché sono veicolate da un cellulare.
Le più interessanti sono certamente quelle che danno consigli. Alcune si basano sulla terapia cognitivo comportamentale. Per chi fosse impossibilitato a partecipare a una vera terapia, possono effettivamente informare e aiutare a migliorare. Sono ancora acerbe, ma i risultati sono promettenti. In ogni caso non sostituiscono un parere medico”.

L’articolo completo sull’ultimo numero de La borsa della spesa.

Per maggiori informazioni, visitare la pagina del Centro sel sonno sul sito dell’EOC.