Buono a sapersi Internet

La battaglia del prossimo decennio

Ore 7.15. L’algoritmo di Facebook decide quali notizie mostrarmi mentre bevo un caffè. Ore 8. Google Maps decide qual è la migliore strada da percorrere e, di conseguenza, quali pubblicità vedrò. Ore 12.35. Chiedo a Google di indicarmi un ristorante in zona. Guardo le recensioni di persone che non conosco, mi fido del loro giudizio e decido di andarci. Ore 13.56. Mi chiama la banca: il calcolo per determinare la mia forza economica per il prestito che ho chiesto ha dato buon esito. Ore 15.30. TripAdvisor mi chiede una recensione sul ristorante dove sono appena stato e mi propone un nuovo ristorante per il pranzo del giorno dopo. Ore 16.05. Devo acquistare un libro online: Amazon mi suggerisce un libro di cui non avevo mai sentito parlare e decido di acquistarlo. Ore 19.04. Chiedo a un’applicazione di suggerirmi una ricetta per la cena, sulla base dei miei gusti e di alcuni ingredienti a mia disposizione. Ore 21.08. Guardo un video su Youtube, e finisco la serata a seguire i suggerimenti per altri video. Ore 23.15. L’applicazione del telefono che monitora il sonno mi invia una notifica per dirmi di andare a dormire.

Siamo ancora noi a prendere decisioni? O forse sempre più spesso, gli algoritmi che circondano la nostra vita quotidiana decidono per noi? La sensazione che ho è che le nuove tecnologie si stanno appropriando della nostra vita, decidendo per noi.

Negli Stati Uniti questo problema è già stato sollevato da più parti. Gli algoritmi infatti, al fine di ottimizzare i “big data” raccolti (quella grande mole di informazioni su tutti noi che viene raccolta costantemente dalle applicazioni, siti internet, email, carte di credito, carte a punti, ecc.) hanno sempre più importanza nel processo decisionale individuale, e pure in quello di molte aziende (banche, assicurazioni, commercio, ospedali, ecc.). Per questo motivo alcune associazioni in difesa dei consumatori hanno chiesto un’adeguata trasparenza su come avvengono questi calcoli, perché un risultato può avvantaggiare o svantaggiare sistematicamente alcuni servizi rispetto ad altri, può discriminare alcune categorie di consumatori o può fornirci informazioni sui Social Media o canali video sempre più simili tra loro creando l’impressione di vivere in un mondo in cui si parla solo di quello che vogliamo noi. Un pericolo enorme per una società democratica. Questa digitalizzazione e razionalizzazione delle nostre scelte, che sembra così in contrasto con una politica sempre più emotiva e impulsiva, è la battaglia del prossimo decennio. Per i consumatori sarà importante la trasparenza per poter conoscere cosa c’è dietro a questi algoritmi ed evitare di diventare “consumattori”, ovvero attori, che recitano semplicemente uno script di scelte deciso dai risultati di un calcolo. Insomma, la battaglia del futuro servirà a determinare se le aziende dovranno continuare ad adattarsi alle scelte dei consumatori, o se i consumatori diventeranno le scelte volute dalle aziende e dai loro calcoli.

Marco Battaglia marcobatta@hotmail.com