Per i partecipanti al sondaggio ACSI sulla protezione dei dati personali la legislazione elvetica va aggiornata sulla scia del nuovo regolamento europeo GDPR (Regolamento Generale per la Protezione dei Dati). La maggior parte dei partecipanti afferma comunque di aver già preso delle misure personali di vario genere per proteggere i propri dati sui social e col cellulare. I più sostengono inoltre che l’ACSI dovrebbe fare pressione al Parlamento per rendere le leggi più restrittive oltre a sensibilizzare sul tema attraverso i suoi mezzi di comunicazione.
Una domanda sulla quale i partecipanti al nostro sondaggio sul tema dei Big Data e della protezione dei dati non hanno proprio avuto dubbi, è la seguente: “la legislazione per la protezione dei dati dei consumatori in Svizzera deve essere rafforzata?”. I “sì” raggiungono quota 84,8%, mentre mentre i “no” sono solo il 4%. Vi è poi un 13,2% di “non lo so”. Percentuali simili (75,5% di favorevoli) sostengono che la Svizzera dovrebbe seguire l’esempio del GDPR (Regolamento Generale per la Protezione dei Dati) recentemente introdotto nell’UE. Come l’ACSI afferma da tempo e i recenti scandali hanno dimostrato (Facebook a livello globale, Swisscom a livello nazionale), i consumatori necessitano di una protezione giuridica maggiore in questo ambito. E bisogna mettere un freno alla compravendita dei dati personali degli utenti dei social media o dei clienti delle varie compagnie di telecomunicazioni.
Dal sondaggio sono emersi tuttavia anche altri dati degni di rilievo. Innanzitutto, l’84,7% di coloro che hanno risposto ha già preso misure personali per migliorare la sicurezza dei propri dati. Fra le scelte più gettonate (grafico 1), “condivido le mie informazioni personali solo quando è strettamente necessario” (74,2%), “impostazioni sul telefono (es. disattivazione della geolocalizzazione)”(72%), “impostazioni dei miei profili social (es. visibilità dei post più restrittiva)” (62,1%), “password più complesse e differenti per ogni account” (45,1%) o ancora “utilizzo della navigazione anonima su internet” (39%).
L’utilizzo dei dati personali degli utenti da parte delle aziende preoccupa non poco i partecipanti. Alla domanda “quanta fiducia hai nella capacità delle aziende di proteggere i dati dei consumatori?”, su una scala da 1 (molta) a 5 (nessuna), la netta maggioranza ha scelto 5, 4 o 3 (grafico 2). L’83,3% ritiene poi che le aziende svizzere e internazionali “si preoccupano più del profitto che della protezione dei dati dei consumatori”. L’83,4% sarebbe inoltre favorevole a misure restrittive nell’utilizzo dei social media per i minori di 16 anni. Netta la maggioranza di contrari alla domanda “saresti d’accordo se le tue abitudini quotidiane venissero monitorate per individualizzare i premi assicurativi in base al consumo effettivo”: 82,4%.
Da segnalare poi che anche se in molti fra i partecipanti ritengono inevitabile l’automazione dei processi in diverse attività lavorative, la maggioranza ritiene il rapporto umano fondamentale e fatica all’idea di interagire con delle intelligenze artificiali (31%) o lo rifiuta categoricamente (64,5%).
Il ruolo dell’ACSI
Ai partecipanti al sondaggio è stato anche chiesto anche “cosa dovrebbe fare l’ACSI per proteggere meglio i consumatori?”, e le risposte sono state variegate. In prima posizione “fare pressioni al Parlamento per rendere le leggi più restrittive” (61,6%). In molti hanno scelto “promuovere una campagna di sensibilizzazione” (53,2%) e “informare di più i consumatori sui rischi” (45,3%). Il 28,6% ha invece votato per “offrire consulenza per problemi legati alla privacy dei dati”, il 19,2% per “organizzare eventi pubblici sul tema per approfondire con esperti” e soltanto il 15,3% ha scelto “prendere contatto con le aziende per implementare programmi volontari di protezione dei dati”.
Fra i commenti, c’è anche chi vorrebbe che l’ACSI denunciasse pubblicamente le imprese che “non proteggono in modo adeguato i dati dei consumatori”. Cosa che l’ACSI già fa.
I risultati del sondaggio sono stati pubblicati sulla BdS 6.18.