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Il Nutri-Score non penalizza i prodotti tradizionali

Fonte: UFC Que Choisir

Entro la fine dell’anno la Commissione europea dovrà scegliere su quale sistema di etichettatura puntare. Gli oppositori del Nutri-Score, composti prevalentemente da una lobby di aziende dell’industria alimentare, stanno tentando di fomentare ostilità contro il Nutri-Score dipingendolo come negativo per i prodotti tradizionali. UFC Que Choisir ha realizzato una vasta inchiesta per smentire queste affermazioni dati alla mano.

I metodi utilizzati per cercare di screditare il Nutri-Score sono già stati molti. Uno dei più persistenti sembra essere quello di metterlo in opposizione ai “prodotti tradizionali”, definizione del resto piuttosto vaga. L’accusa è semplice: alcuni di questi prodotti ottengono un voto non sufficientemente positivo dal Nutri-Score, e questo non va bene. Innanzitutto, occorre precisare che il fatto che un prodotto sia “tradizionale”, o ritenuto tale, non significa necessariamente che sia sano o che vada consumato in quantità elevate. Quindi può benissimo essere che un prodotto ritenuto prestigioso, famoso e di lunga tradizione sia anche qualcosa che vada consumato con moderazione, per esempio perché contiene grandi quantità di sale, grassi o zucchero. Bisogna del resto sempre ricordare che il Nutri-Score non serve a vietare nulla, fornisce solo delle indicazioni basate su criteri oggettivi e scientifici, aumentando la trasparenza verso il consumatore. Che poi può operare le proprie scelte liberamente. E il consumo di prodotti non molto sani, ma magari molto gustosi, può fare parte di un’alimentazione equilibrata: si tratta solo di limitarne la quantità.

Ma l’inchiesta di UFC Que Choisir va un passo oltre, mostrandoci come i prodotti ritenuti tradizionali non ottengano in media valutazioni basse, anzi al contrario. Il 62% del vasto campione di prodotti tradizionali presi in esame riceve un voto A, B o C, mentre soltanto il 38% riceve un voto D o E. Lo spicchio più grosso, come si può vedere nell’immagine, riceve addirittura il voto A (26%), il migliore possibile. Quelli che ricevono classificazioni più basse lo devono semplicemente ad elevati contenuti di sale, grassi o zucchero. Non sarebbe corretto che questi criteri oggettivi venissero messi a tacere soltanto in virtù del nome di questi prodotti.